La presentazione ufficiale della Astana – Premier Tech a Benidorm, in Spagna, è stata l'occasione per fare due chiacchiere con il “grande capo” della formazione kazaka e (ormai a tutti gli effetti) canadese.
Alexander Vinokourov, general manager dei celesti, ci spiega quanto il futuro di questa squadra dipenderà dai Giochi Olimpici di Tokyo 2020: «Siamo felici di avere un nuovo cosponsor che starà con noi 4 anni, questa società canadese ha un buon potenziale ed è guidata da persone appassionate che possono solo far bene al nostro gruppo. Il ciclismo soffre da sempre per la mancanza di investitori, la pandemia di certo non ha aiutato e anche in Kazakistan nell'ultimo anno abbiamo dovuto fronteggiare molte difficoltà. Lo sport si è fermato e ci saranno tanti atleti che nella sfida olimpica pagheranno quest'anno di vuoto. Per quanto riguarda la nostra disciplina siamo stati fortunati perchè siamo riusciti a disputare quasi tutte le gare importanti, i tre grandi giri e le principali classiche, ma la crisi si fa sentire. Per i vaccini noi aspettiamo il nostro turno, anche perchè al momento come squadra non abbiamo il potenziale per comprarli. Continueremo a rispettare i protocolli sanitari governativi e imposti dall'UCI, nella speranza di poter uscire da questa emergenza quanto prima. Speriamo nell'arrivo di nuovi sponsor, le squadre World Tour come quelle minori ne hanno bisogno. I giovani emergenti che stanno dando spettacolo sicuramente offrono una bella immagine per le aziende interessate a farsi pubblicità».
Nel 2022 il Kazakistan continuerà a investire nel ciclismo o il progetto a cui Vinokourov ha dedicato tutto se stesso sta per concludersi? «Dipende da come andrà in Giappone. Se come nel 2012 vinciamo potremmo essere tranquilli per altri 8 anni, altrimenti chissà... La pandemia non ha aiutato l'economia del nostro come della maggior parte dei paesi» risponde il 47enne di Beskol, a cui chiediamo quale dei suoi connazionali potrebbe riportare l'oro in patria come è riuscito a fare lui dopo aver vinto la prova in linea di Londra 2012, che lo ha reso il ciclista kazako più famoso e titolato di sempre.
«Veder trionfare Alexey Lutsenko a Tokyo sarebbe un sogno. So che è difficile, ma d'altro canto i Giochi Olimpici non sono un evento come un altro. Valgono più del Tour de France, che è già qualcosa di pazzesco. Io ho partecipato a 4 edizioni, aggiudicandomi 2 medaglie (oltre all'oro messo al collo all'ultima partecipazione, fu d'argento a Sidney 2000, ndr) che rappresentano qualcosa di importantissimo non solo per la mia vita ma anche per la storia del mio paese. Le tengo in cassaforte perchè sono preziosissime» ci confida Vino, che vive a Montecarlo con la moglie Svetlana e i tre figli, Irina e i gemelli Nicola e Alexandr.
Se Lutsenko e compagni non riuscissero nell'impresa, il loro "boss" senz'altro userà la sua abilità e influenza politica per continuare ad assicurare un futuro a questo team che dal successivo ciclo olimpico potrebbe non rappresentare più un solo paese ma un continente intero. «Amo questo lavoro e penso di essere capace a svolgerlo bene, non ho intenzione di fare altro a breve termine – rassicura. - Al prossimo congresso asiatico di fine marzo presenterò un progetto di management per la crescita del ciclismo in Asia, mi piacerebbe che un team World Tour aiutasse tutto il continente ad emergere in ambito sportivo come già sta facendo in altri settori. Intanto nel 2021 vorrei che l'Astana – Premier Tech torni a vincere una grande corsa a tappe, come il Giro d'Italia a cui puntiamo con il russo Aleksandr Vlasov».
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