Pietro Scandelli si è spento nella sua Crema, dove era nato nel 1941. È stato professionista dal 1963 al 1970 e ha avuto il privilegio di essere l'unico italiano al fianco di Eddy Merckx nel suo primo, storico trionfo al Tour de France. Questa la sua preziosa testimonianza.
«Pensavo che nessuno se lo ricordasse più, ormai, e vi ringrazio di questa attenzione, ma è stata certamente una emozione straordinaria, è stata una emozione di quelle che capitano poche volte nella vita, sai, trovarmi ad essere l' unico italiano nella Faema che accompagnò Merckx nella conquista del suo primo Tour, quello del '69.
Con Eddy, avevamo corso già il Giro di quell'anno, finito drammaticamente con la storia mai chiarita del doping di Savona, la sua squalifica, in maglia rosa, e la decisione della squadra di tornare per solidarietà tutti a casa. Al Giro, con me, di italiani c'erano pure De Rosso e Conti, Farisato e Di Caterina, mi sembra: 5 italiani e 5 belgi.
E quel che fu eccezionale, di Merckx e di quelli che aveva al fianco, da Giacotto a Vigna, al patron Valente, fu la determinazione di cancellare subito tutto: squalifica, dispiacere, malinconia, tutto via. Come fosse stata una foratura, per colpa di puntine maledette, solo un incidente di percorso...
E subito a macinare nuovamente chilometri e chilometri di allenamento, a pensare a domani: «c’è il Tour, forse ce lo fanno fare…».
Io fui il solo italiano ad avere l' onore di seguire Merckx in quella cavalcata trionfale, quell'anno in cui si tornava a correre il Tour per squadre di marca, e non più per nazionali. Noi eravamo allora gregari sul serio, senza sconto, il termine 'luogotenenti' non lo avevano ancora inventato, e si lavorava tutti sodo per il capitano. E faticare per Eddy non fu mai, per me, un dispiacere. Era un capitano gentile, comprensivo, mai un rimprovero fuori luogo, se non ce l' avevi fatta ad essere perfetto nel tuo ruolo... Per le montagne c' era Van Schil, e specialmente Vandenbossche; io, con Vandenberghe, Bruyere e Mintjiens, avevamo il compito di tirare nelle tappe di pianura e di media collina, io con un buon trascorso di passista, sai, con le vittorie nel '66 in una tappa del Giro ed in una frazione, ad Inverigo, della Cronostaffetta.
Quel Tour, lo conclusi al cinquantanovesimo posto, lontano dai primi. Ma mi sentii un vincitore anche io, quando mi trovai con Merckx ed i belgi ad essere ricevuto a corte dai sovrani del Belgio. Merckx era il primo belga a trionfare al Tour de France, fu una festa nazionale, allora. Ed io, con la principessa Paola del Belgio, italiana, a fare gli onori di casa, ero uno di loro. Mica uno straniero, ma lo scudiero pari grado di un capitano gentiluomo».
da ‘Chiedimi chi era Merckx’, UltraLit, 2013