Ci sono storie piccole e grandi che meritano di essere raccontate. E bisogna rendere onore a chi, in questo caso Ivanka Trump figlia del presidente degli Stati Uniti, ha avuto l’idea di rilanciarla con un tweet parlando di una «grande prova di amore e coraggio».
La storia, figlia del coronavirus, è quella di una ragazza indiana di 15 anni, Jyoti Kumari: fino a qualche settimana fa viaggiava come pendolare da Siruhully, il suo villaggio, fino a Gurugram, frazione di Nuova Delhi, insieme al padre Mohan Paswan, autista di un risciò motorizzato. A seguito di un incidente papà Mohan non ha più potuto pedalare e ha perso il lavoro a causa della crisi economica generale che sta colpendo l’India come conseguenza della pandemia e del lockdown imposto dal governo in tutto il Paese.
L’unica cosa da fare? Lasciare la grande città e tornare a casa. Si ma come? Con una bicicletta di seconda mano, l’unica che potessero permettersi di comprare. Jyoti Kumari ha caricato il papà in bicicletta e ha cominciato a pedalare: 1200 km percorsi in una settimana - poco cambia in questa storia se i giorni siano stati davvero sette, otto o nove - fino ad arrivare finalmente a casa.
Pur in un Paese enorme come l’India - un miliardo e 300 milioni di abitanti - la storia di Kumari non è passata inosservata, è stata raccontata dai media e ha raggiunto anche la Federazione Ciclistica Indiana che le ha subito fatto una proposta: «Siamo convinti che in lei ci sia del grande potenziale, al di là della spinta emotiva che le aveva dato l’affetto per il padre, per cui le abbiamo proposto di far eun provino con noi - ha spiegato il presidente della Federciclismo Onkar Singh -. Per ora ci ha risposto che vuole proseguire i suoi studi, ma l’abbiamo subito rassicurata che qualsiasi nostro tesserato, oltre quella di allenarsi, ha anche la possibilità di dedicare del tempo alla scuola, attraverso l’accademia e al massimo lezioni specifiche. Speriamo di convincerla e di poter contribuire a costruire con lei un futuro diverso».