Quella di quest’anno è una stagione ancora tutta da scoprire per Alberto Volpi, direttore sportivo del Team Bahrain-McLaren. Il tecnico milanese è pronto a ripartire mettendo in campo la sua considerevole esperienza che in 22 anni lo ha visto guidare tra gli altri da Alessandro Petacchi con cui ha vinto la Classicissima nel 2005, passando per Michele Bartoli, Fabian Cancellara, Peter Sagan ed Elia Viviani, per arrivare a Vincenzo Nibali con cui ha trionfato nel 2017 al Giro di Lombardia e nel 2018 alla Milano-Sanremo.
Volpi ha raccontato a tuttobiciweb le sue sensazioni in vista della ripresa di stagione, la più atipica della sua carriera: «Quella che stiamo vivendo è una crisi non solo del ciclismo, ma mondiale. Tutti, indistintamente, stiamo affrontando una situazione d’emergenza che ha richiesto e richiede tutt’ora grande sacrificio. Arriveranno sicuramente tempi migliori, sono fiducioso».
Come sarà tornare alle corse?
«Non semplice, i corridori arriveranno senza corse nelle gambe, faremo qualche ritiro prima della ripartenza delle gare ma non sarà la stessa cosa. Correre il Giro di Lombardia l’8 agosto, se dovesse essere confermato, non sarà facile soprattutto perché i ragazzi non avranno avuto modo di fare alcun rodaggio. Quando si corre il Lombardia ad ottobre i corridori hanno un allenamento di base per affrontare questa corsa che, insieme alla Liegi-Bastogne-Liegi, a livello di impegno muscolare è la più dura. Senza avere una corsa a tappe nelle gambe il rischio è quello di fare molta più fatica, ricordandoci che è già una delle corse più toste per il percorso che presenta. Anche l’aspetto logistico non sarà di facile gestione soprattutto per le norme differenti adottate nei vari Paesi. Dovremo essere concentrati non solo sotto l’aspetto tecnico ma anche su tutto ciò che gira intorno alla squadra, senza tralasciare alcun particolare. Sicuramente dovremo abituarci ad un ciclismo diverso, almeno all’inizio. Ci sarà molta attenzione anche sui protocolli sanitari che dovranno essere rispettati alla lettera, per il bene di tutti».
Crisi sanitaria ed economica. Come crede cambierà il ciclismo?
«È difficile fare previsioni adesso. Siamo appena usciti da un lunghissimo lockdown e stiamo navigando ancora a vista. Penso che a settembre tutti avremo un’idea più chiara di quello che sarà. Una cosa è certa: non dobbiamo farci trovare impreparati».
Il ciclismo prima di altri sport ha stilato un nuovo calendario nel quale però sono presenti alcune sovrapposizioni, soprattutto durante la Corsa Rosa. Qual è il suo pensiero a riguardo?
«Da italiano ed addetto ai lavori non sono felicissimo di queste sovrapposizioni ma d’altro canto era impossibile inserire le Classiche durante il Tour de France, che sappiamo essere il perno centrale della stagione per tutti, a cominciare da corridori e squadre. Viviamo in un ciclismo tourcentrico, questa è la verità. Quella di quest’anno è una stagione diversa dalle altre, dovremo tutti adattarci. L’importante è tornare a correre, anche se dovremo concentrare tutta l’attività in soli tre mesi. Ma è la sola ancora di salvezza che abbiamo».
Causa corse concomitanti, secondo lei c’è il rischio che il livello del Giro d’Italia quest’anno possa essere più basso?
«Una sorta di penalizzazione la corsa rosa potrebbe averla. Chi farà il Tour de France probabilmente sceglierà di concentrarsi poi sulle Classiche e non sul Giro d’Italia. Questo è solo un mio pensiero ma sarà comunque difficile prendere decisioni in seno alle varie squadre».
Crede che per i corridori potrebbe cambiare qualcosa correre il Giro ad ottobre anziché a maggio?
«Quello che secondo me influirà maggiormente sarà correre così tante corse in pochi mesi. Ci sarà poco tempo per recuperare e, se gestita male, qualcuno potrebbe risentire parecchio di questa situazione. È una stagione diversa ma forse anche per questo più stimolante delle altre, ne vedremo sicuramente delle belle».