La quarantena da coronavirus, con lo stop dello sport e la forzata permanenza tra le mura domestiche, ha propiziato la riscoperta delle gare del passato, tra repliche tv e video su internet. In tale contesto, la Kometa-Xstra ha chiesto ai suoi 12 corridori, tutti under 25, quale sia la loro gara preferita tra quelle che hanno visto nella loro vita.
In alcuni casi si tratta di un momento chiave per il loro futuro, come per Diego Pablo Sevilla: «Il mio primo ricordo da spettatore: la tappa di Courchevel al Tour 2005. Il modo in cui vinse Alejandro Valverde mi fece appassionare a lui e al ciclismo». O per Daniel Viegas: «La 17a tappa del Tour de France 2010, con arrivo al Col du Tourmalet: gli sforzi di Alberto Contador e Andy Schleck per vincere mi ispirarono a voler passare dalla mountain bike, che praticavo fino a quel momento, alla strada. E anche per questo provo una certa emozione oggi a correre nel team di Contador».
Nomi che ricorrono. Riccardo Verza (oltre a citare con affetto filiale l'arrivo a Monte Campione al Giro d'Italia 1982, quando il padre Fabrizio lavorava per Francesco Moser) ricorda quando vide dal vivo Schleck nella tappa dello Zoncolan al Giro del 2007. Mentre Giacomo Garavaglia menziona la Tirreno-Adriatico del 2014: «Fui impressionato da Contador, che strappò la maglia blu a Michal Kwiatkowski con un attacco a 40 km dal traguardo. Ma ho pure un gran ricordo dell'attacco di Chris Froome sul Colle delle Ginestre al Giro del 2018». Quest'ultimo evento è lo stesso citato da un altro italiano della Kometa, Antonio Puppio: «Vedere Froome attaccare da così lontano e andarsi a prendere quella maglia rosa... non potevo crederci».
Il Giro si conferma una corsa iconica, non solo per i nostri connazionali. José Antonio Garcia: «Il momento che mi ha entusiasmato di più è la salita al Mortirolo del 2015, con Fabio Aru e Mikel Landa in testa. L'avevo scalato l'anno prima quindi sapevo bene quanto sia dura». Restando in Italia, l'ungherese Marton Dina ci riporta alla Milano-Sanremo 2017: «Vedere tre specialisti delle classiche come Kwiatkowski, Peter Sagan e Julian Alaphilippe giocarsi la vittoria in volata, vicinissimi l'uno all'altro, fu davvero... speciale».
L'altro magiaro Erik Fetter ci porta a nord: «Amstel Gold Race 2019, Mathieu Van Der Poel che conduce il gruppetto degli inseguitori, va a prendere i fuggitivi e infine batte tutti in scioltezza. Pazzesco». Resta nella stessa area geografica Alejandro Ropero: «Fu incredibile nel 2015 vedere Ian Stannard rivincere la Omloop Het Volk, battendo il trio della Etixx-Quick Step Terpstra-Boonen-Vandenbergh».
Torniamo al 2019 con Sergio Garcia («Il trionfo di Remco Evenepoel alla Clasica San Sebastian, una prova di pura forza da un atleta così giovane») e il "patriottico" Mathias Larsen («l mio amico Mads Pedersen che si aggiudica i Mondiali, grandioso»).
Chiudiamo la rassegna con il quarto e ultimo italiano della squadra, Alessandro Fancellu: «Parlo sempre del mio legame particolare con la tappa dell'Aprica del Giro del 1994 vinta da Pantani, ma in cima ai miei ricordi c'è pure l'ultima Parigi-Roubaix vinta da Tom Boonen, uno dei miei ciclisti preferiti, nel 2012».