Dopo l’intervista a Sonny Colbrelli continuiamo la nostra marcia di avvicinamento alle classiche di primavera proponendovi un’intervista con Daniel Oss. Il ciclista trentino dopo dodici stagioni tra i professionisti è uno dei corridori più apprezzati nelle corse del nord e non a caso due campioni come Greg Van Avemaet prima e Peter Sagan poi, lo hanno avuto al loro fianco nelle vittorie alla Parigi – Roubaix. Dopo un buon debutto in Argentina lo raggiungiamo dal ritiro in Colombia dove sta lavorando e ponendo le basi per una grande primavera ed un Europeo di Trento a cui non vuole mancare.
Ciao Daniel, come hai trascorso l’inverno? E come è andato il debutto stagionale in Argentina?
«Ho trascorso un buon inverno. Dopo la pausa di stacco al termine della stagione, ho ripreso con la solita routine alternando alle uscite in bici anche palestra e qualche giro in montagna. Sono anche riuscito ad andare a sciare, sfruttando la prima neve che in Trentino si è fatta vedere già a novembre. A dicembre siamo stati in ritiro a Mallorca e poi a metà gennaio c’è stato il debutto stagionale alla Vuelta San Juan. L’Argentina è sempre un test per vedere a che punto si è. Ho avuto segnali positivi e con gli altri ragazzi del Team abbiamo fatto un buon lavoro. Abbiamo affinato l’intesa, cercato la sincronia giusta nelle volate, mi ritengo soddisfatto».
E dopo l’Argentina?
«Ora siamo in ritiro in Colombia, siamo a 2100 metri di altitudine, anche qui come in Argentina fa molto caldo. Stiamo lavorando bene ed è un blocco di lavoro importante per la preparazione che ci porterà alle classiche in aprile. Il ritiro termina il 27 febbraio ed il ritorno alle gare è previsto alle Strade Bianche agli inizi di marzo».
Noi del sito cyclissime.com focalizziamo la nostra attenzione sulle grandi classiche del ciclismo. Ti chiediamo di stilare un podio con le tue tre classiche preferite e di dirci perché ti affascinano.
«Sono tutte grandissime corse, è difficile decidere, è come dire qual è la più bella tra le veline… comunque ci provo».
Ok, partiamo allora dalla terza classificata.
«Al terzo posto metto la Roubaix. È una corsa che guardo con gli occhi dell’amore. È un simbolo del ciclismo: è la più incerta, la più combattuta, difficilissima da vincere. La porto nel cuore anche per le due vittorie che ho centrato con i miei capitani, con Greg e la più bella colta con Peter».
E al secondo posto?
«Al secondo posto metto la Milano - Sanremo. Anche la Classicissima è una corsa molto incerta, imprevedibile e poi è italiana e anche per questo la sento particolarmente. Non l’ho mai vinta con le squadre con cui ho corso e mi piacerebbe riuscire a farlo con Peter».
Al primo posto?
«Il Fiandre è il top, è il meglio di tutto ciò che potevo immaginare prima di passare professionista. Tecnicamente è la gara più difficile e rispecchia tutto ciò che dovrebbe essere il ciclismo per sempre».
Oltre al ciclismo, una delle tue gradi passioni è la musica. Ti chiediamo di scegliere tre canzoni che vadano a comporre una colonna sonora delle grandi classiche.
«Scelgo: Passangers degli Iggi Pop, Blitzkried Bop dei Ramones e Hells Bells degli ACDC».
Nelle ultime stagioni alla Bora e alla BMC ti abbiamo visto lavorare alla grande per i tuoi capitani nella veste di gregario di lusso. Correre al loro fianco significa mettere inevitabilmente in secondo piano le ambizioni personali. Ti pesa alle volte questa scelta e quanto ti manca il sapore della vittoria personale?
«Questo è in qualche modo il succo ed anche il bello del ciclismo: uno vince e gli altri devono mettersi a disposizione per cercare di aiutarlo. Per quel che mi riguarda fa parte di un percorso, dopo 12 anni di professionismo ho capito dove sono i miei limiti e mi sono inserito in questo contesto. Per chi passa professionista all’inizio forse può pesare mettere in secondo piano le ambizioni personali perchè si arriva con dei sogni e con un passato vincente nelle categorie giovanili. Poi però ci sono dinamiche che vanno capite e interpretate. E comunque non si sa mai, l’occasione per una vittoria può sempre presentarsi…».
E se quell’occasione si ripresentasse a casa tua, nel centro storico di Trento, in occasione degli Europei…
«Eh sì, sarebbe bellissimo. È uno degli obiettivi del 2020 essere al via dei Campionati Europei di Trento, ci sto lavorando».
Noi di cyclissime.com premiamo ogni anno il ciclista che ottiene i migliori risultati in 11 delle più importanti classiche della stagione. Nella stagione 2019 ha vinto Jakob Fuglsang davanti ad Alaphilippe e Naesen. Chi è a secondo te il favorito quest’anno e chi vedi come futuro dominatore delle classiche per le stagioni a venire?
«Per il presente è ancora forte la realtà di Peter, non sta mollando e va sempre in una direzione. Per il futuro due nomi su tutti sono quelli di Evenepoel e Van Der Poel. Il belga più per classiche come Amstel e Liegi mentre Van der Poel più per le corse del pavé».