Ci sono Bahrain Merida, Mitchelton Scott e Trek Segafredo, ma i riflettori - e non potrebbe essere diversamente - al Logis Nimotel sono tutti per Julian Alaphilippe, maglia gialla e capitano della Deceuninck-Quick Step. Oltre cento fra giornalisti e fotografi schierati per lui, al punto che la maglia gialla non resiste, mette mano allo smartphone e si concede un selfie che finirà dritto nell'album dei ricordi.
«Non ho idea se sia un pensiero realistico o meno quello di arrivare a Parigi con la maglia gialla. Ma nemmeno mi sto ponendo la domanda: semplicemente continuerò a fare quello che ho fatto nelle ultime due settimane e metterò ogni energia per difendere la mia posizione di leader».
E ancora: «L'anno scorso il Tour per me è stato eccezionale, con la maglia a pois e due belle vittorie, ma ora la maglia gialla mi dà una spinta in più. Più mi avvicino a Parigi, più cambiano le mie emozioni, ma ci sono ancora tappe durissime e devo essere realista. Sul Tourmalet mi sono sorpreso, ma quella di ieri è stata una tappa molto dura».
Ieri hai perso secondi importanti...
«Avere 1'30" di vantaggio è meglio che avere 1'30" di distacco - risponde in versione “Catalano” - ma la strada è ancora lunga e molto difficlie. Pensate solo che su una terribile salita come Val Thorens un vantaggio del genere non significa quasi nulla».
Chi è l'avversario più pericoloso?
«Non ci penso. Il Team Ineos ha due punte, Kruijswijk è molto forte e ha una bella squadra, Pinot poi è in una forma eccezionale. Non ho una squadra da Tour? Lo sapevamo ancora prima del via: io sono venuto qui per lasciare un segno sul Tour: ho vinto due tappe e indosso da tanti giorni la maglia gialla: il bilancio è già positivo».
Sarà, ma accanto a lui Patrick Lefevere sorride sornione...