L’Operazione Aderlass continua a scuotere il mondo del ciclismo e lo fa ad altissimo livello: l’Uci sta indagando sul coinvolgimento, nell’affare doping che ruota attorno al dottor Mark Schmidt, del numero uno del Team Bahrain Merida, lo sloveno Milan Erzen.
Dalle carte risulterebbe - come scrive Le Monde nell'edizione di oggi e ha scritto nei giorni scorsi il Corriere della Sera - un contatto fra Erzen e il medico tedesco - tramite un intermediario croato - per l’acquisto di una centrifuga, apparecchiatura necessaria per separare i globuli rossi dal plasma. E l’Uci conferma che proprio sulla Slovenia si sta concentrando l’attenzione delle indagini e anche quella della CADF, la Commissione Antidoping Indipendente.
LICENZA. Ufficialmente Erzen, che solo da poco è in possesso di una licenza Uci di semplice assistente pur essendo di fatto il deus ex machina della formazione del Bahrain (è lui che ha costruito la squadra, che tiene i rapporti con il Principe, che si è seduto al tavolo con Nibali per discutere del contratto), non è ancora oggetto di un procedimento da parte della Federazione Internazionale. Da parte sua il dirigente sloveno smentisce qualsiasi tipo di coinvolgimento ma è un dato di fatto che settimana scorsa, arrivando al Giro d’Italia, il presidente dell’UCI David Lappartient abbia avuto un incontro con Brent Copeland, attuale team manager della Bahrain Merida. Da fonti Uci emerge chiaramante che non c'è coinvolgimento in questa storia del manager sudafricano e della componente italiana del team.
BAHRAIN MERIDA. Mentre il Giro d'Italia si prepara ad entrare nella sua fase decisiva, la situazione in casa Bahrain Merida è complessa. «Viviamo una situazione davvero strana - ha detto Copeland a Le Monde -: da quando Bozic e Koren sono stati sospesi, Milan Erzen non ha più dato segni di vita. E lo stesso accade con la McLaren (divenuta proprietaria del 50% della squadra all'inizio dell'anno, ndr): non rispondono più. E il futuro del team ovviamente è in bilico».
STORIA. Erzen è protagonista assoluto della nascita del team: nel 2013 ha seguito gli allenamenti del Principe Nasser bin Hamad Al Khalifa per un triathlon Ironman. Poi ha introdotto nuovi metodi di allenamento per i cavalli e i cammelli delle scuderie del principe, ne ha seguito il team di triathlon e alla fine è arrivato alla creazione del team Bahrain Merida nella stagione 2016.
SLOVENIA. Erzen è stato corridore fino al 2002 con il team sloveno KRKA Telecom, divenendo poi allenatore, manager e scopritore di talenti. Tra i corridori che ha lanciato, Janez Brajkovic, che con lui ha vinto il titolo mondiale della crono Under 23 nel 2004. Tanti dei corridori sloveni che oggi corrono tra i professionisti sono cresciuti con lui, compreso Primoz Roglic, che è approdato al team Continental Adria Mobil di Eržen nel 2013 dopo aver sostenuto un test proprio con lui. E poi ancora i giovani Spilak e Mohoric ma anche altri corridori, come Nose e Fajt, caduti nelle maglie dell'antidoping come Brajkovic.
Ricordiamo che la Slovenia è entrata prepotentemente nell’Operazione Aderlass con la sospensione di Borut Bozic e di Kristijan Koren, oltre al croato Kristijan Durasek, anche lui cresciuto alla corte di Erzen, e ad Alessandro Petacchi avvenuta la scorsa settimana. «L'area di Slovenia e Croazia è sotto stretta osservazione - ha detto Lappartient a La Gazzetta dello Sport in occasione del suo soggiorno al Giro -, ci sono corridori e manager coinvolti in situazioni che l'UCI sta seguendo da vicino. Mi auguro che le agenzie antidoping nazionali di Slovenia e Croazia ci aiutino e investano più denaro e risorse».
Per la cronaca, tanto in Croazia quanto in Slovenia il traffico di prodotti dopanti e l’assunzione di farmaci proibiti sono reato ma non è così per il doping ematico. E questo pare fare di quelle due nazioni una sorta di zona franca del doping anche se in realtà da Slovenia e Croazia lanciano accuse alla vicina Italia...
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