È stato uno dei grandi simboli dell'imprenditoria brianzola, un appassionato di ciclismo che negli anni Ottanta ha dato vita con Gian Luigi Stanga una delle formazioni più importanti del ciclismo. Peppino Franchini, il fondatore dei supermercati Brianzoli, 74 anni, è stato trovato senza vita all'interno dell'abitacolo della sua auto venerdì pomeriggio a Malpensa, nel parcheggio del Terminal 2.
Il corpo senza vita dell'uomo è stato rinvenuto al volante del mezzo dopo che il giorno prima la moglie ne aveva denunciato la scomparsa ai carabinieri di Lentate sul Seveso. In seguito alla drammatica scoperta a Malpensa sono intervenuti i vigili del fuoco, i carabinieri, gli agenti della Polaria e i soccorsi del 118 che purtroppo hanno potuto soltanto constatare il decesso dell'imprenditore brianzolo. Chiarire le circostanze e le cause del decesso spetterà alle indagini.
Dopo il mattatoio e le tre macellerie aperte dal cavaliere Gianfelice Franchini (nonno di Peppino) - scrive il sito monza today - agli albori del '900 e il primo supermercato self-service che ha preso vita grazie al padre nel 1964 a Seveso, nel 1974 nascono i primi quattro punti vendita con il marchio Supermercati Brianzoli. Il numero dei negozi poi è cresciuto in fretta fino a contare una settantina di punti vendita tra la Brianza e tutto il Nord Italia e l'Emilia Romagna. Negli Anni Novanta poi il Gruppo viene acquisito da Fininvest di Silvio Berlusconi e la catena viene accorpata alla Standa.
La squadra nasce a metà degli anni Ottanta. Direttore sportivo e team-manager Gialuigi Stanga, tra le stelle di questo team Francesco Moser, Claudio Corti e Gianbattista Baronchelli.
«Io sono molto grato alla famiglia Franchini - ha raccontato a tuttobiciweb.it Gianluigi Stanga -, perché è grazie a loro che in pratica sono entrato nel mondo del professionismo. C'era il cugino Gianfelice, morto qualche anno fa, che dell'azienda era lo stratega. Poi c'erano i due fratelli, Peppino e Angelo, che erano rispettivamente addetto agli acquisti e alla logistica. L'idea della squadra fu di Gianfelice, ma ben presto anche Beppino sposò completamente l'idea, soprattutto dopo una fuga folle di un nostro corridore norvegese - Ole Kristian Silseth, che alla Sanremo del 1984, attaccò sulla Cipressa e fu ripreso sul Poggio -. Quella esposizione mediatica convinse anche Beppino della bontà dell'investimento fatto da Gianfelice e l'appoggio per quattro anno, fin quando non hanno deciso di cedere l'azienda al Gruppo Berlusconi e io trovai nella famiglia Colombo - Antonello e Walter, cugini dei Franchini - la sponsorizzazione della Chateau d'Ax. La notizia della morte di Peppino mi rattrista parecchio. Ci sentivamo ormai molto molto poco, da anni lui si occupava di altro, ma di quegli anni conservo un ricordo stupendo».