Come trascorre l'inverno un corridore? Lo abbiamo chiesto a Fabio Sabatini, riconosciuto come uno degli ultimi uomini migliori al mondo. «Sono stato in vacanza alle Seychelles, ma ho già ripreso a pedalare. Quest'anno ho finito presto, alla Vuelta, e ripartirò a gennaio dall'Australia quindi è già tempo di darci dentro con la preparazione. In questi mesi senza gare cerco di godermi al massimo mio figlio Jacopo e mi diletto con la caccia, la mia grande passione» racconta Saba.
Il 33enne toscano ha imparato il difficile mestiere del “pesce pilota” nel 2006, quando è passato professionista in maglia Milram e ha lavorato con Ongarato e Velo per Alessandro Petacchi, tutt'oggi il suo mentore. «È il mio fratello maggiore e il mio faro. Mi ha tirato su e fatto crescere, tutt'oggi mi segue per la preparazione. Con tutti i miei capitani è stato bello lavorare, con qualcuno è stato più semplice, con altri meno, ma da tutti ho imparato qualcosa per diventare il corridore che sono oggi. Ora con Elia ci viene tutto naturale, anche perchè arrivando dalla pista ha occhio e sa muoversi nei finali come pochi altri».
Dopo gli esordi con il Peta, Fabio ha difeso i colori di Liquigas e Cannondale, lanciando a tanti successi un giovane Peter Sagan, della Etixx, in cui era il penultimo uomo di Cavendish, e Quick Step, essendo catapulta vincente prima per Kittel e ora una garanzia per Elia Viviani. Nel 2019 sarà l'ombra del campione d'Italia e con lui è pronto a fare un ulteriore salto di categoria dopo una stagione da record. Il sogno si chiama Milano-Sanremo.
«Il 2018 è stato il massimo per la nostra squadra. Abbiamo vinto tanto e con tanti corridori diversi. La nostra forza è che ognuno sa benissimo cosa deve fare e dà l'anima, sia che debba tirare all'inizio della corsa o centrare il risultato dopo 200 km dal via, non ci sono “furbetti” che fanno saltare i piani fatti sul bus al mattino. Elia ha vinto 18 corse, erano tanti anni che non si vedeva un atleta vincere così tanto. Ripetersi non è mai facile, ma sono contento e fiducioso. È cresciuto moltissimo, può raggiungere gli obiettivi che si è posto. Non posso dire oggi che vinceremo la Classicissima, ma darò il massimo per portarlo il più vicino possibile a realizzare il suo sogno».