La sorpresa più bella è stata una telefonata di Francesco Moser, arrivata tre giorni prima. Tre giorni prima del tentativo di Alessandro Carvani Minetti di battere il Record dell’ora di paraciclismo, categoria C3, al velodromo di Montichiari.
Dall’altro capo del telefono c’era proprio Moser, l’uomo che ha sforato per primo al mondo la soglia dei 50 all’ora, che lo ha chiamato per incitarlo e dargli gli ultimi consigli sul ritmo da tenere e sul rapporto da usare durante il record. “L’ho riconosciuto subito – racconta l’atleta pavese – la sua voce è inconfondibile. Solo che lui parla poco, da buon montanaro, e io ero imbambolato perché davvero non me lo aspettavo”. E’ stata una strana telefonata, di poche parole, ma è stato un grande regalo. Un sigillo sul tentativo di Ale-jet: “Non potevo fallire il mio record. C’era anche Moser a fare il tifo per me”.Carvani Minetti, atleta paralimpico fresco vincitore del Campionato
mondiale di Paraduathlon (corsa-bici-corsa) ad Adelaide, in Australia,
aveva anche questo sogno nel cassetto per concludere in bellezza il suo
anno agonistico: il record dell’ora. E sabato 28 novembre erano in
tanti sugli spalti a fare il tifo per lui.
Alessandro, classe 1978, ha sempre amato lo sport. Lo ha praticato sin da giovanissimo nella sua Pavia, il canottaggio tra tutti, a livello agonistico. Nel 2003 la sua vita è cambiata dopo un grave incidente in moto nella strada che sale verso il passo del Penice. Una gita finita male. Si è scontrato con un’altra moto e ha perso l’uso degli arti superiori, per una la lesione del plesso branchiale. Sono stati necessari diversi interventi chirurgici, tanta sofferenza e un anno di ricovero in una clinica di riabilitazione per poter recuperare l’uso parziale della mano sinistra. Ma la vita per Alessandro non è finita quel giorno maledetto sul Penice, anche se tutto sembrava dire questo. La sua passione per lo sport e una grande, grandissima determinazione, lo hanno aiutato a rinascere. E da quel dannato giorno sono successe tante cose, tanti incontri, tante imprese che neanche lui avrebbe mai immaginato. L’impresa di oggi, il Record dell’ora, è l’ultima di una lunga serie. Ha ricominciato dal nuoto, a nuotare senza l’uso delle braccia. Nel 2010 ha ottenuto il patentino di nuoto in apnea (nuoto senza muovere le braccia). Poi ha aggiunto la corsa a piedi e la bici. Alessandro pratica il duathlon e il triathlon (con il Raschiani Triathlon Pavese), gareggia nella maggior parte delle occasioni con atleti normalmente abili (provate a stargli dietro, non sarà facile) ed è nel gruppo della nazionale di paratriathlon.
Quest’anno è stato un anno particolarmente buono per lui. A maggio ha vinto l’Argento ai Campionati Europei di paraduathlon ad Alcobendas (Madrid) e lo scorso ottobre, come accennato, ad Adelaide ha conquistato il titolo di Campione del Mondo di paraduathlon.
Ale-jet che nella vita di tutti giorni lavora in uno studio di commercialista è fidanzato con Francesca, che oggi lo segue con gli occhi e con il cuore dal parterre della pista, assieme al suo allenatore Paolo Marchetti, al mental coach Andrea Devicenzi (che ha girato con lui nel riscaldamento) e al ct della nazionale di paratriathlon, Simone Biava.
Il Record dell’ora di Alessandro inizia alle 18.08, con il colpo di pistola sparato in aria dal giudice di gara federale. L’atleta prende a girare, il primo giro con la partenza da fermo è un po’ duro. Poi comincia piano piano a pedalare in scioltezza, concentratissimo, facendo attenzione a non uscire dai bordi delle strisce nere e rosse che indicano la zona migliore dove far passare la bici lungo l’ovale di Montichiari.
La bici su cui pedala l’atleta pavese è una bici in carbonio speciale preparata da Frugeri Cicli di Novara. Per permettergli di pedalare a 38 all’ora senza avere quasi per niente l’uso delle mani, se non la presa con la mano sinistra, l’artigiano novarese ha posizionato una barra verticale al centro della canna della bici, con un supporto metallico orizzontale, all’altezza del petto, sul quale Alessandro durante tutto il suo record dell’ora si poggia con il torace. Una mano, la sinistra tiene il manubrio. E l’altra la destra, quella che non ha per niente presa, per tutto il tentativo resta poggiata al centro del manubrio.
Casco verde da crono, ruota lenticolare dietro e ruota a razze davanti. Alessandro per il suo record dell’ora spinge un rapporto di 52×14. Dopo 5 minuti e 30 i giri percorsi sono 13. Nel velodromo c’è una musica di sottofondo con lo speaker che parla, ma l’atleta è perso in un silenzio che sa di fatica. Sembra altrove, preso nel suo sforzo, mentre continua a pedalare di lena. Dopo 15 minuti i giri sono 38, con una media oraria di 37 km e 59 metri. La sua è una vera e propria impresa se si considera la fatica fisica e mentale, non solo per pedalare, ma anche per tenere la bici a queste velocità in curva, con la sua particolare disabilità.
Il freddo fa il resto: la temperatura interna nel velodromo è di 19 gradi, l’atleta pavese aveva chiesto una temperatura di 22 gradi. La cosa crea dei problemi imprevisti perché la mano sinistra con cui tiene il manubrio, non ha la termoregolazione, per via di una circolazione non ottimale, e soffre le temperature rigide. Al 24esimo minuto, poco prima della metà del suo record, per questo motivo, Alessandro si ferma e gela tutto il velodromo. Esce sul bordo della pista, fa un mezzo giro a vuoto e poi, dopo essersi consultato con il suo allenatore, dopo qualche secondo lunghissimo, decide di ripartire. I giri percorsi fino a questo momento sono 65. “Ho avuto un problema al pollice, era gelato, non riuscivo a tenere il manubrio e avevo paura di perdere la presa in curva” – ha raccontato dopo la fine della sua Ora. Dopo quel mezzo giro a vuoto riprende a pedalare e a combattere, anche contro quella sensazione di gelo che lo insegue a ogni pedalata. Alla mezz’ora i giri percorsi sono 75, alla media di 36,92 km/h. I presenti sugli spalti continuano a incitarlo a ogni passaggio consci del momento difficile. No. Non è una passeggiata. Al minuto 40 i giri percorsi sono diventati 100 e la media è risalita a 37,05. Il campione pavese, con la determinazione che lo caratterizza, continua a girare a un buon ritmo. Al minuto 43, si riferma per il freddo, a bordo pista. Panico. L’allenatore gli avvolge la mano e il manubrio con un cappellino in pile rosso, fissato con del nastro adesivo, per tentare di scaldarlo. Così bardato Alessandro riprende a girare gli ultimi 15 minuti del suo Record. Interminabili. Una passione. Un lungo rosario sgranato in 23 secondi a giro.
Una distanza riferimento da battere non c’era nella sua categoria. E’
il primo tentativo mondiale. L’unico Record dell’ora stabilito nel
paraciclismo finora è sempre italiano: 34,157 chilometri percorsi in
un’ora, nel 2004, dal toscano Alessandro Grassi, nel velodromo
all’aperto di San Vincenzo, Livorno, ma nella categoria C2: atleti con
la gamba amputata sopra al ginocchio. Un’impresa non da poco anche
quella.
Al minuto 50 i giri percorsi sono stati 122, alla media di 36,49 km/h. E
al minuto 55 i giri percorsi sono 136, alla media di 36,67 km/h.
Ultimo minuto: Ale-jet vola, tutti in piedi ad applaudire e incitare. Al giro numero 146 suona la campanella. Ultimo giro che Alessandro percorre in 22,96 secondi. Chiude la sua ora su pista, stanchissimo ma felice, percorrendo 148 giri e 37,046 chilometri. Con il cuore e con i muscoli. Il Record dell’ora c’è. Non è andata come avrebbe voluto lui, forse, che sognava di sforare il muro dei 40 km/h, ma si è trovato a combattere contro un nemico inaspettato, il freddo, che gli ha gelato le mani rendendo il suo record sportivo, un record di tenacia e forza interiore, lezione indimenticabile per i presenti. Bravo Alessandro! Moser sarà fiero della tua prova. Anche tutti noi presenti qui stasera lo siamo.
Riccardo Barlaam - foto Marco Bardella