Dai che dopo i primi mille viene il bello, che cominci a macinar gli ingranaggi piccoli, che se ti spinge un filo d'aria non senti la catena, che i cento al giorno diventan regola, che il sovrappeso ormai è tutto nelle borse, che, che, che… balle, signori, balle di Frà Luca, o di Frà Diavolo, che siamo in Francia, et , ullallà, messieur Hemingway, ça va? (Sognato Hemingway su qualche fronte bellico francese, yen Sir, e inevitabile al risveglio l'irruzione-ossessione di una canzone del Vate).
Balle dicevo, e il vecchio Tod mi è testimone perché non molla la mia ruota (e a volte tira lui) che questa nostra Francia qui non dà tregua ai mortali del velocipede, e soprattutto a quelli così fessi, quorum ego, da insistere con il 39x25 come extrema ratio in fatto di rapporti. In America ero più «agile», ma qui nella vecchia Europa ho scelto la vecchia bici. E adesso pago, e ben mi sta.
Già perché ciascuno ha il diritto di sentirsi fenomeno e quindi snobbare le triple anteriori o i 28 o i 30 posteriori che ha montato - per esempio - il capitan Gatti (non dovevi confessarmelo vecchio Cris, non ho resistito alla delazione lo vedi, ma tanto tranquillo, mi leggono in 25, te - forse - compreso). Fare i fenomeni è diritto, dicevamo. Pagarla cara, meritato destino.
Risultante: cinque giorni di su e giù che nemmeno i diabolici Ozarks del Missouri (muri fiamminghi?, cotes di Vallonia? Quisquilie&Pinzillacchere Decurtisiane… ;-).
Tortura inevitabile, se si vuol evitare il traffico più angosciante. Inevitabile, se si voglion scoprire i bucolici Paesi Baschi francesi (Bassa Navarra, cioè i cugini di Indurain), o altre delizie d'Aquitania, e poi le campagnole del Midi Pyrenees (i Pirenei li puoi evitare entrando da Irun, ma poi la loro ombra ti oscura per giorni) e poi magari provare a rilassarsi un po' sulla ciclabile dell'Haute Garonne, fino a entrare nell'Aude e cominciare a presentire aria di Mare Nostrum.
Ma la costante/dislivello è inevitabile. Come la forza G che per tutta la vita inconsciamente combattiamo, perdenti predestinati, sebben la fedel bici ci tenda una mano amica. E la costante qui è la seguente. Domanda: bonjour messieur / madame, s'il vous plait, commettillaroute de… del tal posto? Risposta fissa, modificabile in forma ma non in sostanza: «Valloné», che non so se è critto giusto ma tanto questa è la rubrica Tods Uei e tutto vale, no? Vallonata, la dannata. Più discendi giù e più ti manda su. Ossessionatamente, ossessionatissimamente, che a dirlo toglie il fiato, ecco, proprio come farla in bici.
Cosicché Monsieur Vallonne, personaggio inventato a bella posta, sosia dell'inimitabile Commissario Maigret in b/n incarnato da Gino Cervi (altro che il Montalbano a colori di oggi), di profilo ideologico conservatore convinto (Sarkozyano o Lepeniano, e comunque un borghesone "Maudit") diventa la media simbolica dei tipi umani che mi sono passati sotto il naso in cinque giorni di sollevamento su e giù per il Sud de la République. Coincidendo con un weekend di elezioni amministrative nelle quali il governo socialista ha preso la prevista sberla, nonostante, amici cicloecologisti, abbia tentato un «coup de theatre» propagandistico piazzandoci il provvedimento delle targhe alterne nell'area metropolitana parigina per «polverizzati limiti di polveri sottili».
Come se la contaminazione estrema non fosse una scandalosa, vergognosa, oscena, criminale, perennemente ignorata costante di ormai 300 giorni l'anno, a Parigi come nella Ruhr o nella Padania del «produrre produrre produrre» e correre correre correre. In auto, certo. E sempre in un abitacolo, chiaro. E sempre a colpi di accelerata nevrastenica, ovvio. E possibilmente sgommando sul naso al pedone o ciclista rompicazzolo, che mi fa perdere quel mezzo secondo vitale per la mia esistenza familiare (quale, scusi?) o soprattutto per il sacro bilancio della mia azienda.
Sai che ti dico, vecchio Tod? Que se vayan a la puta mierda, come ben dicono gli amici d'Ispania: quelli che non sanno (o non vogliono) vivere senza produrre una tonnellata di CO2 al giorno; quelli che prendono i provvedimenti dovuti solo per cercare di limitare danni elettorali (e non ci riescono, perché la gente resta ignorante crassa e l'ecologia elettoralmente non ha mai pagato). E visto che forse, con un po' di fortuna, stiamo per farci una timida e breve doccia tiepida, mandiamoci (si al solito posto, affanculissimo) anche quelli che non riescono a non docciarsi tre volte con meno di 70 litri d'acqua a botta, col facile che è aprire-chiudere-insaponarsi-aprire-chiudere-asciugare.
Un po' come sarebbe tanto facile alzare il piede dx-sterzare lievemente e per tempo-rientrare-riaccelerare lievi, quando si supera un ciclista, e farlo solo quando non s'incrociano veicoli… facile, e per nulla costoso, al contario, ma quantio lo fanno? Pochissimi, in Francia come in Spagna e come nel nostro vecchio stivale, da NordaSud, c'est la méme chose.
Così è, mon qmi, ma i tempi cambieranno, vedrai, sebben lentissimamente. Intanto c'è di buono che qui in Francia se cazzi uno con ragione e ammodo, lui/lei tende a abbozzare e magari a dirti Pardon, se proprio l'ha fatta grossa, mentre da noi la contro-reazione classica resta l'insulto neurotico da condu-deficiente tossico (da stimolanti o telefoni-tablets, fa lo stesso) o semplicemente neo-neandarteliano, povero homo demens.
E scusa lo sfogo, ma con quel che dobbiamo respirare, lasciateci almeno questo. Soprattutto ora che abbiamo (colpevolmente) scelto da un pezzo di ruote national dalle parti di Carcassonne.
Chiusa (noiosa forse ma inevitabile, perché pure Radio France ne è piena), col Vate Conte: «(…) E il resto è pioggia, pioggia, pioggia, pioggia (4 giorni di fila, c'est vari) e Francia…»
Ciao, grazie d'aver letto.
Sergio Ghisleni
(3 - spiacente, ma CONTINUA)
PUNTATE PRECEDENTI
1 - TODS UEI o l'anticammino di Santiago
2 - TODS UEI. Vento, ETA e il coseno di Aldrich