Non è riuscito a salire sul podio, però Fabrizio Macchi torna dai Mondiali di Aguascalientes, in Messico, più motivato. L’atleta varesino del Gruppo Sportivo Forestale ha disputato tre prove ottenendo la prestazione migliore nell’inseguimento individuale e si è dovuto accontentare del sesto posto. Tra l’altro va sottolineato come il regolamento dell’Uci (Unione Ciclistica Internazionale) gli imponga di correre insieme con atleti, ovviamente paralimpici e quindi con qualche percentuale di disabililtà, che hanno comunque due gambe.
«Ormai questa è una situazione assodata, me ne sono fatta una ragione. Adesso però c’è la volontà di fare una proposta affinché tutti gli atleti eseguano la partenza seduti e non in piedi sui pedali. Questa potrebbe essere già un inizio di equità».
Come hanno accolto i messicani il casco con il disegno di Speedy Gonzales?
«Con un sorriso. Un commissario di pista mi ha chiesto: ma sei messicano? No! Ho messo Speedy in vostro onore!!!».
Ha disputato tre prove, il risultato migliore nell’inseguimento individuale.
«Il Campionato del Mondo messicano mi ha lasciato la consapevolezza di essere tornato un atleta al massimo livello, di essere ancora in grado di competere per le posizioni che contano, perché la medaglia di bronzo era distante da me soltanto un secondo e trenta centesimi. Sono molto contento, anche perché ho abbassato il mio primato personale di ben quattro secondi. All’apparenza sembrano pochi ma posso assicurare che quattro secondi in una prova simile rappresentano una eternità. Ho anche centrato i punti per il ranking che serviranno a me e alla Nazionale per qualificarsi a Rio 2016».
Questo miglioramento può essere frutto degli oltre 5000 giri (pari a oltre 1330 chilometri) percorsi in allenamento sulla pista di Montichiari?
«La pista messicana si è rivelata più veloce di quella bresciana (veloce per tutti, chiaro, non soltanto per me) però non ero abituato a una scorrevolezza elevata. Inoltre faceva molto caldo: abbiamo gareggiato con quasi 40° a 2000 metri e vi assicuro che non è cosa da poco».
L’alimentazione e l’integrazione quanto sono serviti?
«Direi fondamentali. Il supporto di Named Sport mi ha dato la possibilità di affrontare con serenità l’alimentazione poco idonea del Messico».
Ha tratto giovamento anche dai test alla galleria del vento della Ferrari?
«Sicuramente sì. La scodella portamoncone ha un ruolo davvero fondamentale per la mia spinta. Body e posizione aerodinamica sicuramente mi hanno dato giovamento. Dire quanto, però, non è facile».
A proposito: lei conosce molto bene Stefano Domenicali: come giudica le sue dimissioni da team principal della casa di Maranello?
«Sono molto dispiaciuto per Stefano, è un gran lavoratore, una persona per bene e ligio al dovere. Forse tutto questo lo ha portato a rassegnare le dimissioni. Sono certo però che il suo addio (almeno in queste gare) non regalerà un secondo ai piloti».
Prossimi impegni?
«Dall’8 all’11 maggio tornerò a correre in Italia e su strada: sarò impegnato nella prima prova di Coppa del Mondo a Castiglione della Pescaia, prenderò parte alla cronometro e alla corsa in linea e confido di conquistare altri punti per le prossime Olimpiadi di Rio. Poi il 24 e 25 maggio a Schenkon / Knutwil in Svizzera, parteciperò alla gara di Coppa Europa Cronometro/Strada. Gara molto interessante, perché si disputerà sui percorsi che nel 2015 saranno teatro dei Campionati del Mondo».