"Questa iniziativa è come un bambino che è stato appena partorito, al quale bisogna dare il tempo di camminare e crescere fino a diventare uno splendido adulto..." musica e parole di Abdellatif Jihaoui, consigliere dell'ambasciata marocchina a Roma.
L'iniziativa è From Maiella to Sahara, la partoriente (metaforicamente parlando) meritevole destinataria di questo elogio è Latifa Benharara, giunta quasi nel bel mezzo del cammin di sua pedalata dall'Abruzzo al Marocco, in un'unione tra le sue due terre: è nata a Sulmona e vive a Pacentro, ma le origini sono 100% marocchine.
Ieri sera verso le undici abbiamo avuto modo di parlare con lei al telefono, mentre si trovava in un b&b nel parco naturale della Sainte Baume, dov'è arrivata al termine della tappa fin qui più dura del suo viaggio: 1480 metri di dislivello su una distanza di neanche 80 chilometri!
Partita diciotto giorni fa sotto il patrocinio del parco nazionale della Majella e dei Comuni di Sulmona e Pescara, Latifa ha attraversato spianate e alture, stradone e stradine, con qualche intoppo legato soprattutto ai disagi del maltempo in Marche, Emilia e Liguria, oltre che a frutti di mare indigesti mangiati a Mentone, ma incontrando la compagnia di tantissime persone che hanno pedalato insieme a lei, da amicissimi come "Maurizio, Lanfranco, Sebastiano, e Simone e Adriano del GP Capodarco" fino a cicloturisti stranieri che stanno girando l'Europa in solitaria e si sono imbattuti in lei o hanno sentito parlare della sua avventura. Partendo sempre al mattino senza sapere esattamente dove avrebbe dormito la sera. Senza cardiofrequenzimetri e altre strumentazioni da ciclismo contemporaneo, solo uno Strava sempre presente per la tracciabilità.
In buona parte autofinanziandosi e in minor parte trovando supporto economico di alcuni sponsor, si è circondata di partner tecnici rigorosamente Made in Italy: Graziano Beltrami le ha fornito la Factor gravel con cui ha affrontato la parte iniziale; un'altra ditta emiliana, la Platum, le ha fornito la e-bike con motorino Triumph con cui ha proseguito e sta proseguendo l'opera; copertoncini a prova di foratura a cura di Vittoria e di Tannus, scarpe ad opera di Vittoria Shoes (azienda solo omonima di quella degli pneumatici), integratori by Pro Action, maglia by Rosti (il primo di costoro a credere attivamente in lei) ispirata alle trame dei suoi dipinti (sì, oltre a essere un personaggio poliedrico nel ciclismo Latifa è pure artista) e selle SMP con cuscinetto in gel per attutire le fatiche e le sofferenze della biciclettata off-road prolungata.
In un primo momento aveva anche una motorhouse per supporto e assistenza, guidata dal preziosissimo Antonio Perrotta e da papà Mustafa Benharara (detto Pino, abruzzese d'adozione) ma dopo aver constatato a più riprese l'impossibilità di farla transitare da certe vie secondarie e impervie Latifa ha deciso di dire grazie e rimandarla indietro. E con essa, la bici Factor. Per questo, a partire da Finale Ligure l'eclettica pedalatrice si muove esclusivamente sulla e-bike, scorrevolissima ma pur sempre 15 chili con 5 borse sempre appresso, senza usare troppo la spinta assistita per non scaricare la batteria. Con l'onore e l'onere, inoltre, di portar con sé la bandiera della capitale europea dello Sport donatale dalla città di Genova lungo il percorso.
La prosecuzione del viaggio attraverserà la Francia meridionale e transiterà in Spagna per poi traghettarsi sullo stretto di Gibilterra in Marocco, Paese di grande fascino e virtù ma dove in certe zone le donne che vanno in bici rischiano ancora di beccarsi qualche pietra addosso. Per evitare rischi e continuare la grande "catena della compagnia" lungo il percorso di Latifa, uno squadrone di familiari, amici, conoscenti e ammiratori è già all'opera in terra berbero-magrebina per scortarla e assisterla passo passo fino alla meta.
Già, quale meta? E soprattutto, con quale scopo? A parte lo spirito indomito di una vulcanica "sognatrice a pedali" Latifa fa tutto questo per arrivare fino all'Erg Chigaga a inizio dicembre e, nel frattempo, raccogliere fondi a sufficienza per poter costruire Casa Myriam (Myriam è il nome "originale" della Madonna, figura che unisce le tre religioni monoteiste) una struttura per bimbe e bimbi dove poterli far giocare, coltivare vocazioni artistiche e sportive, anche ciclistiche, in un'area povera come il sud del Marocco.
Il crowdfunding, in collaborazione con Banca Etica, è partito proprio ieri sul sito ufficiale creato da Susanna Pecora, gli sviluppi quotidiani di "From Maiella to Sahara" possono essere seguiti sui profili Facebook e Instagram sia del progetto (gestiti da Sophia Di Nicola) che da quelli personali di Latifa Benharara. Senza dimenticare, infine, il canale Youtube di cui si occupa il videomaker "Steve" Bocchi, che dall'Italia assembla i contenuti girati da Latifa stessa anche per mezzo di un drone guidato da intelligenza artificiale.
Alla fine dell'esperienza sarà realizzato un documentario che potrà essere di supporto per presentazioni e divulgazione futura del progetto: questa è una sorta di edizione zero, l'ideatrice assicura che ci saranno dei sequel.
Queste intanto le tappe completate finora:
Tappa 1 (6 ottobre) Sulmona - Pescara 77,5 km
Tappa 2 (7 ottobre) Pescara - Porto Sant'Elpidio 111,5 km
Tappa 3 (8 ottobre) Porto Sant'Elpidio - Fano 77 km
Tappa 4 (9 ottobre) Fano - Forlì 107 km
Tappa 5 (10 ottobre) Forlì - Firenze 114 km con passo del Muraglione
Tappa 6 (11 ottobre) Firenze - Pisa 96 km
Tappa 7 (12 ottobre) Pisa - Lerici 68 km
Tappa 8 (13 ottobre) Lerici - Sestri Levante 54 km
Tappa 9 (15 ottobre) Sestri Levante - Savona via Genova 110 km
Tappa 10 (18 ottobre) Finale Ligure - Sanremo 82 km
Tappa 11 (19 ottobre) Sanremo - Nizza 60 km
Tappa 12 (21 ottobre) Nizza - Mandelieu La Napoule 43 km
Tappa 13 (22 ottobre) Mandelieu La Napoule - Sainte Maxime 60 km
Tappa 14 (23 ottobre) Sainte Maxime - Mazaugues 78 km
La strada è ancora meravigliosamente lunga...