Della grandezza del Tour ne abbiamo già parlato, della maestosità di questa corsa anche, della grande partenza italiana ne abbiamo dato conto ma dell’Italia che ha reso possibile tutto questo l'abbiamo fatto solo in parte. Vi abbiamo accennato di Stefano Allocchio e Marco Velo, così come Paolo Longo Borghini, direttore e vice-direttori di corsa fino a Valloire, ma con loro c’erano un’altra quindicina di uomini targati Rcs Sport che hanno reso possibile tutto questo e non per niente Christian Prudhomme per primo si è complimentato con i nostri connazionali per l’ottimo lavoro svolto.
Grande la macchina organizzativa del Tour, come del resto il lavoro svolto da parte della squadra di Paolo Bellino e Mauro Vegni. Ad incominciare da Luca Papini, coordinatore tecnico di Rcs Sport e in occasione della Grande Partenza italiana filo conduttore e di raccordo con i vertici di Aso.
Avendo vinto il bando dell’Emilia Romagna, Rcs Sport è stata in pratica capofila della tre realtà coinvolte: Emilia Romagna, Piemonte e Città metropolitana Firenze. Per queste tre realtà gli uomini di Rcs Sport hanno curato alcuni aspetti logistici - tra cui il palco e la messa a punto della “team presentation” - ma soprattutto la messa in strada del progetto.
Papini, che è solito lavorare nell’ombra e per questo mi maledirà, ha coordinato la complessa parte riferita alle autorizzazioni da parte della Lega e la conseguente messa in regola della corsa seguendo la regolamentazione italiana, oltre a tutte le interlocuzioni con la Polizia stradale nazionale. In questa “messa a terra” fondamentale è stata anche l’implementazione relativa all’assistenza sanitaria e le relative comunicazioni di legge, con l’inserimento delle moto-staffette autorizzate. Non meno impegnativa è stata la parte relativa alle autorizzazioni per rendere possibile almeno in parte (per le prime tappe una quarantina di mezzi, da Pinerolo tutti e 200 i mezzi) la circolazione della maestosa carovana pubblicitaria oltre al coordinamento e la chiusura delle strade da parte di prefetture e questure.
A Papini e Marco Della Vedova sono anche toccati tutti i sopralluoghi sul percorso e la realizzazione di materiali didattici atti a spiegare a tutti i comuni interessati quali punti proteggere, dove rifare il manto stradale e come proteggere gli ostacoli. In poche parole, per questo Tour italiano andato da pochi giorni in archivio e passato alla storia, il personale di Rcs Sport si è fatto carico e punto di riferimento per l’adempimento di moltissimi adempimenti burocratici. Tutto questo con il beneplacito delle tre realtà di riferimento: Emila Romagna, Piemonte e Città metropolitana di Firenze.
Insomma, se il Tour è stato apprezzato, non è solo perché la Grande Boucle è una macchina tutta da osservare, ammirare e apprezzare, ma anche perché una ventina di nostre eccellenze organizzative, targate Rcs Sport, hanno portato alla causa francese il loro prezioso contributo. Un gioco di squadra perfetto e apprezzato, tra due Paesi che generalmente vengono raccontati come in perenne conflitto, ma in questa occasione la comunione d’intenti è stata visibile ad occhio nudo. Un successo francese sulle strade d’Italia, grazie anche agli italiani: Dario Nardella, Stefano Bonaccini, Alberto Cirio, unitamente all’appassionatissimo Elvio Chiatellino, che questo evento hanno voluto e costruito con rigore e determinazione. Non meno importante la partecipazione totale ed entusiastica sulle strade toccate dalla corsa francese dei tanti appassionati, di quegli italiani che hanno applaudito uno degli eventi sportivi più amati e conosciuti al mondo. Così come gli uomini di Paolo Bellino e Mauro Vegni che, sulle strade del Tour, hanno reso grande e visibile il lavoro di chi generalmente lavora per il Giro.
foto da Linkedin