Il 1° marzo è ripartito il Red Bull Junior Brothers 2024 che mette in palio due contratti con il team U19 di BORA Hansgrohe, GRENKE - Auto Eder. L'edizione 2023 è stata vinta dall'irlandese Patrick Casey e dall'austriaco Anatol Friedl, attuali compagni di Lorenzo Mark Finn, per il momento unico azzurro della formazione bavarese vivaio della squadra World Tour che Red Bull punta nei prossimi anni a far diventare la prima al mondo.
Abbiamo incontrato il 17enne di Genova, studente al quarto anno del liceo scientifico mentre era in ritiro a Peschiera del Garda prima dell'inizio stagione avvenuto alla Cronometro della Versilia, disputata sullo stesso percorso affrontato poi dai prof nella crono inaugurale della Tirreno-Adriatico e che Lorenzo ha vinto, per farci raccontare la sua esperienza di promettente scalatore e del perché il programma Red Bull Junior Brothers è un'opportunità entusiasmante per i talenti che vorrebbero intraprendere una carriera sportiva nel suo team.
Quando hai scoperto il ciclismo?
«Da bambino ho praticato calcio e tennis per 7 anni, poi un problema al ginocchio legato alla crescita mi ha portato a pedalare. Ho iniziato con qualche giro alla domenica con papà Peter (inglese, ndr) e mamma Chiara, poi sono arrivate le prime garette con la Bici Camogli. Ho iniziato a correre l'anno prima del covid, le prime stagioni quindi ho fatto ben poco a livello agonistico. La prima bici da corsa è stata una Pinarello vecchiotta di uno zio. Alla prima gara ero totalmente inesperto, tanto che non mi ero portato nemmeno le spille da balia, non sapevo che servissero per mettersi il dorsale sulla schiena. Da esordiente ho faticato anche perchè non mi allenavo molto, non ero ancora sviluppato e a quell'età c'è una grande disparità di fisici, da allievo con la Nuova Ciclistica Arma-Team Ballerini ho ingranato».
Cosa rappresenta per te la bici?
«Se non sono a scuola o a studiare sono in bici o faccio cose che ruotano attorno ad essa, come riposare, quindi direi che il ciclismo è gran parte della mia vita. Mi diverte. Mi dà un grande senso di libertà pedalare soprattutto tra le montagne da solo. Anche in corsa provo a fare il vuoto, preferisco non arrivare in volata (sorride, ndr). Sono portato per la salita, le gare dure, da corse a tappe, il sogno è essere un giorno al via del Tour de France, la corsa più importante al mondo, vincere una tappa e in generale mettermi alla prova nei grandi giri ma tempo al tempo».
Cosa “ti mette le ali”?
«Lavorare su me stesso per crescere e migliorare. Mi entusiasma vedere il progresso di anno in anno, ma anche di settimana in settimana per costruire man mano la forma. Da secondo anno junior vorrei far bene. Quest'anno disputerò solo gare internazionali, ognuna sarà importante. Ci tengo a ben figurare anche nelle corse che disputerò con la Nazionale, al Campionato Italiano “in casa” a Genova (l'anno scorso al debutto di categoria ai Nazionali ha chiuso 5° la cronometro e 9° la prova in linea, ndr) e al mondiale, se sarò convocato».
Che esperienza stai vivendo in questo team così internazionale?
«Dopo la stagione con la CPS Professional Team (durante la quale ha colto 7 successi tra cui la Sandrigo-Monte Corno, la Piancamuno-Montecampione e la Collegno-Sestriere, ndr) ho colto l'opportunità di fare esperienza all'estero. Nel ciclismo moderno è molto importante, da Under ormai è normale andare via dall'Italia, se si può tanto vale farlo prima secondo me. Mi trovo in un bel gruppo, parliamo tutti inglese bene quindi non abbiamo problemi di comunicazione ed essendo solo in 8 corridori siamo ancora più uniti rispetto a formazioni con più componenti».
Sei entrato in contatto con i fratelli maggiori della squadra World Tour?
«Quest'inverno siamo stati una settimana a Maiorca in ritiro con la squadra prof. Abbiamo pernottato nello stesso hotel di Primoz Roglic e compagni, partecipato alle stesse riunioni. Da vederli in tv vincere le corse più importanti al mondo a passare davanti alla tua camera è un po' surreale, ma alla fine ti rendi conto che anche il vincitore del Giro è una persona normale ed è stato amichevole con noi giovani. L'obiettivo è un giorno di arrivare anche noi alla massima categoria ma non ho fretta. Non siamo tutti Remco (Evenepoel, ndr)».
Un campione a cui ti ispiri?
«Un corridore che mi piace molto è Geraint Thomas, per come si comporta in corsa e per il suo atteggiamento anche giù dalla bici».
Consiglieresti ai tuoi coetanei di partecipare alla selezione Red Bull Junior Brothers 2024?
«Sicuramente. Se si sentono pronti ad affrontare il salto in una squadra professionale come questa troveranno un ambiente al top ma tranquillo, per lo sviluppo personale di un atleta questa realtà garantisce un passo avanti, almeno per la mia esperienza è così. Tentare non nuoce, provateci».
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