Per lungo tempo Matteo Bianchi ha dovuto sgomitare, reclamare spazio e attenzioni da chi era sopra di lui. Da autodidatta ha provato a costruirsi una carriera nel settore più abbandonato del ciclismo italiano, la velocità su pista. Poi a livello federale qualcosa è cambiato negli ultimi due anni: Ivan Quaranta è stato scelto come punto di riferimento delle discipline veloci, ha dato ordine e organizzazione, e in tempi piuttosto rapidi sono arrivati i primi risultati a livello giovanile. Lo stesso Bianchi sia nel 2022 che nel 2023 si è laureato campione europeo U23 nel KM da fermo e nel Keirin; mancava il grande risultato tra gli élite, che è arrivato ad Apeldoorn.
Il bolzanino di Laives, classe 2001, tesserato col Centro Sportivo dell’Esercito e la MBH Bank Colpack Ballan CSB, si è infatti imposto nella disciplina che più si adatta alle sue caratteristiche, il KM da fermo, del quale detiene il record italiano fatto segnare due anni fa, in 59”661, quando è stato il primo azzurro ad abbattere il muro del minuto. Ci era già andato vicino nel 2022, prendendosi l’argento a Monaco, ma stavolta è riuscito a superarsi, centrando il risultato più prestigioso della sua giovane carriera e cominciando alla grande il suo 2024.
Matteo, la prima maglia di campione europeo tra gli élite non si scorda mai.
«La felicità ovviamente è tanta, ma siamo in un periodo dell’anno in cui gli appuntamenti si susseguono e di obiettivi ce ne sono ancora tanti. Siamo quindi in una sorta di tunnel in cui è difficile rendersi conto di quel che si ottiene, perché dietro l’angolo abbiamo subito il prossimo appuntamento. A casa ho avuto modo di celebrare un minimo con famiglia e amici, ma spero di avere l’occasione per festeggiare a dovere dopo il tris di appuntamenti di Nations Cup».
Eri partito con l’obiettivo medaglia d’oro?
«Sinceramente non me l’aspettavo, sapevo di poter puntare al podio ma non alla vittoria. Ho trovato degli avversari un po’ meno in forma rispetto a quanto mi potessi immaginare».
Sei riuscito a migliorare l’argento di Monaco 2022.
«È un risultato che va di pari passo con la crescita che sta avendo tutto il settore e in particolare il Team Sprint. I miglioramenti fatti con il terzetto mi hanno portato a crescere anche nel KM da fermo. E quindi è un risultato importante per me, ma anche per tutto il gruppo».
L’anno scorso ci dicevi che il grande cruccio del KM da fermo è riuscire a tenere costante la performance nelle due prove. Ti senti migliorato sotto questo aspetto?
«Se devo essere sincero non sono del tutto soddisfatto della mia seconda prova ad Apeldoorn. Pensavo di riuscire a fare un tempo migliore, invece sono calato più di quanto potessi attendermi. Poi, per fortuna, il tempo è bastato comunque per portarmi a casa l’Europeo ma in queste settimane stiamo analizzando tutti i vari dati per provare a capire come migliorare da quel punto di vista. È un po’ il tabù di questa disciplina, bisogna riuscire a trovare il modo e il bilanciamento per perdere meno tempo possibile nella seconda prova. Personalmente, credo di avere ancora margini di miglioramento».
Per anni hai fatto settore praticamente da solo. Arrivare sul tetto d’Europa ha premiato la tua caparbietà.
«Assolutamente sì, diciamo che sono quello che ha dovuto sbatterci la testa per più tempo. Fortunatamente negli ultimi tempi c’è stata una maggiore spinta federale che si è rivelata nella scelta di un grande tecnico come Ivan Quaranta, e allo stesso tempo sono arrivati dei ragazzi giovani che hanno scelto di puntare su questa disciplina. A ciò si sono uniti anche dei nuovi materiali, più performanti rispetto a quelli che avevamo in precedenza. Bisogna ancora lavorare ma dei passi avanti sono stati fatti».
Avverti un maggiore interesse generale per le discipline veloci?
«Resta molto difficile riuscire a reclutare ragazzi, anche perché ora come ora il velodromo di Montichiari è aperto solo a noi della Nazionale e il tecnico deve studiarsi risultati e prestazioni non recentissimi, pescando anche dalla strada. Riuscire a centrare risultati di altissimo livello come stiamo facendo potrebbe invogliare qualche ragazzino a testarsi, ma è un qualcosa che abbiamo cominciato a fare da poco e ci vorrà del tempo. La Velocità ha sempre fatto fatica da questo punto di vista, stiamo crescendo ma il percorso per creare un bacino importante di atleti è ancora lungo».
Certo, è un peccato che il KM da fermo non sia disciplina olimpica…
«Eh sì, purtroppo è così. Se lo fosse non staremo qui a parlare di qualifica olimpica da conquistare, perché sarei già ampiamente qualificato. Per questo stiamo spingendo molto sul Team Sprint, perché è l’unica disciplina che potrebbe mandarci alle Olimpiadi. In un anno e mezzo siamo passati da un tempo di 44 e mezzo ad un 43 basso, a conferma che i passi in avanti sono stati importanti (ad Apeldoorn hanno fatto segnare il record italiano in 43”497, ndr). E non bisogna dimenticare che siamo un gruppo giovanissimo, io sono classe 2001 e sono il più vecchio. Abbiamo i dati delle nostre prestazioni degli ultimi anni e il trend è costantemente in crescita. Non so quanto ci metteremo a raggiungere il nostro massimo livello, dipenderà dalla progressione fisica di ognuno, ma sono sicuro che abbiamo tutte le carte in regola per entrare nella Top 4 del Team Sprint europeo».
A proposito di Olimpiadi, che possibilità di sono di vedervi a Parigi 2024?
«Dipenderà tutto dalle ultime tre prove di Nations Cup. L’Europeo purtroppo non dà molto in termini di punteggio quindi affrontiamo queste prossime tre gare e poi tireremo le somme».
Quindi cosa prevede il menù della tua stagione?
«Il primo appuntamento di Nations Cup sarà ad inizio febbraio, ad Adelaide, in Australia, dopodiché ci sarà la rassegna di Hong Kong a metà marzo e poi Milton, in Canada, a metà aprile. Saranno 3 mesi molto dispendiosi dal punto di vista fisico e mentale, ma abbiamo uno staff che ci permetterà di alleggerire quanto più possibile la pressione e non farci pesare le lunghe trasferte. A quel punto faremo il punto sul discorso Parigi 2024 per capire se a luglio potremo competere anche noi. Nel caso andasse male, l’obiettivo si sposterà ad ottobre, quando ci sarà il Mondiale in Danimarca, che verrà probabilmente anticipato da qualche appuntamento internazionale di minor prestigio ma utile soprattutto per costruire la condizione».
Insomma, c’è ancora tanta carne al fuoco…
«Navigo a vista, vorrei riuscire a tirare fuori il massimo da me stesso e dalla squadra in tutti i prossimi appuntamenti, a cominciare dalla Nations Cup. Intanto questa maglia mi ha dato un buon feedback sul lavoro che sto facendo e quindi consapevolezza nei miei mezzi. Il KM da fermo è spesso una sfida tra i terzi frazionisti dei vari Team Sprint e averla vinta mi dà grande carica. Riparto da qui».
da tuttoBICI di febbraio