Patrick Lefevere pare averci visto giusto un’altra volta. Il Wolfpack, forse, non è più quel covo di campionissimi che giganteggiava a qualsiasi corsa si presentasse, ma ciò non toglie che la maglia della Soudal-QuickStep resti una delle più ambite e rispettate in gruppo. Basti vedere come in questo Tour of Oman 2024, nelle tappe più veloci, siano stati loro a dettare i ritmi, nonostante in squadra, tolti i più esperti Masnada e Hirt, ci fossero un classe 1999, Mauri Vansevenant, un 2001, Antoine Huby, due 2002, Gil Gelders e Luke Lamperti, e un 2004, Paul Magnier. Dove non arrivano i soldi, quindi, possono arrivare l’esperienza del management e la qualità nel sapere lavorare coi giovani.
Ma vogliamo soffermarci soprattutto sugli ultimi due corridori citati, Lamperti e Magnier, che in appena due settimane di stagione hanno già dimostrato a tutti che tipo di motore possiedono. Il francese, in particolare, è arrivato come un fulmine a ciel sereno, vincendo il Trofeo Ses Salines-Felanitx e la terza tappa del Tour of Oman da neoprofessionista. L’americano, invece, aveva già dimostrato di avere la stoffa giusta lo scorso anno, portandosi a casa 7 vittorie tra gare di categoria .2 e .1. I due, in comune, oltre al talento e all’essere neoprofessionisti, hanno il fatto di essere cresciuti nell’ultima stagione con la formazione britannica della Trinity, la stessa che ha lanciato un certo Tom Pidcock. Si conosco bene e la sintonia si è già ampiamente vista in questo primo stralcio di stagione.
PAUL MAGNIER
In casa Soudal hanno capito presto di avere un bel diamante tra le mani. Questo inverno, nei training camp, è capitato battesse Tim Merlier agli sprint. Residente a Grenoble, Magnier, classe 2004, ha cominciato con la bicicletta all'età di 13 anni e da allora ha mostrato le sue credenziali sia nella mountain bike (bronzo mondiale tra gli junior due anni fa a Les Gets) che nel ciclismo su strada. Nel 2022, da junior, ha collezionato diverse vittorie, tra cui un paio di tappe al prestigioso Giro della Lunigiana, dove si è classificato secondo in classifica generale e ha portato a casa la maglia a punti, mentre nel 2023, in maglia Trinity, ha impressionato nelle sporadiche uscite coi professionisti e ha chiuso terzo l'europeo U23 sul Col du VAM.
«So che non è normale che un ragazzo della mia età stia già vincendo tra i professionisti, ma sono nella squadra giusta per farlo, circondato da grandi corridori che sanno guidarmi alla perfezione, e quando si parla di sprint siamo sempre tra i più forti - ha detto Magnier -. Tom Steels mi ha designato capitano alla mia prima gara da professionista e questa è la conferma di quanto questa squadra creda in me. Il piano è quello di non correre troppo, perché dopo le gare avverto davvero tanta fatica, quindi non vogliamo accelerare i tempi e capiterà di correre anche con il Devo team in modo da imparare anche da corse come quelle under o .2. Non sarebbe male continuare con questa media di vittorie».
Il 2 marzo lo vedremo in azione alla Strade Bianche, in un terreno a lui amico: «Troverò anche Julian Alaphilippe e Kasper Asgreen, corridori dai quali posso imparare molto, e poi è un tipo di fuoristrada che ho affrontato spesso in MTB e che so come interpretare, non vedo l’ora di testarmi». A proposito di MTB, la squadra gli ha procurato una bicicletta con la quale correrà sicuramente i Campionati Nazionali francesi.
LUKE LAMPERTI
Non ha ancora vinto quest’anno, ma ha già centrato quattro podi tra Maiorca e Oman, con tre secondi posti, e guidato il suo compagno Magnier alla vittoria. Lamperti ha sempre avuto la velocità nel sangue: da bambino correva in motocross, poi ha deciso di togliersi il motore da sotto il sedere e ha scelto la bicicletta, pur comunque continuando ad andare davvero forte e mettendo in mostra un altro motore, quello delle sue gambe.
Lamperti, che ha origini italiane e risalgono ai bisnonni che emigrarono da Lucca, andava in bicicletta come allenamento per il motocross, poi a 10 anni ha scelto i pedali puttosto che il motore. Ciclisticamente si è formato nel Team Swift e la sua prima vittoria è stata nel Campionato del Consiglio Nazionale delle Chiese di Cristo negli States nel 2012.
Per crescere, Lamperti si è trasferito in Europa e alla Trinity, passando dal sole della California e di San Francisco a quello della Costa Brava spagnola (vive a Girona). Quando torna negli Stati Uniti si diverte nei criterium, dei quali si è addirittura laureato campione nazionale nel 2021 (quando è diventato il più giovane vincitore di sempre del titolo a soli 18 anni) e 2022. Il modo ideale per allenare potenza, colpo d’occhio e tecnica in bicicletta, tutti aspetti che Lamperti sta dimostrando ampiamente di possedere in questa prima parte di 2024.
«Al momento è difficile dire che tipo di corridore possa diventare, anche se tenderei a dire uno da classiche - ha detto Lamperti, che si ispira a Peter Sagan -. Qui in Oman sono andato meglio negli arrivi un po’ più duri, ma ciò non toglie che vorrei provare a testarmi fino in fondo anche nelle volate di gruppo. Il pavè mi piace, dovrei fare qualche gara già quest’anno, anche se in linea di massimo non le grandi classiche, che per il team sono uno dei momenti cruciali dell’anno, con tanta pressione da sopportare».