Il tema della sicurezza, per chi pedala su strada e per chi partecipa alle Granfondo, continua ad essere di primaria attualità. Non passa giorno senza che le cronache locali dei di ogni angolo d’Italia raccontino di un ciclista investiTO, ferito o addirittura deceduto.
Al dibattito ha portato il suo contributo di esperienza Roberto Sgalla, presidente della commissione sicurezza della Fci, nonché presidente di Formula Bici.
A Claudio Ghisalberti de La Gazzetta dello Sport Sgalla ha spiegato: «Ci sono tre modelli di ciclismo: professionistico, amatoriale, uso quotidiano. Gli ultimi due hanno tre punti in comune: la bici deve essere illuminata; gli indumenti devono garantire visibilità; fondamentale l’uso del casco. Le regole? Giusto farle rispettare ma serve uno scatto, deve crescere il senso di responsabilità. Così come deve aumentare il rispetto reciproco tra ciclisti e automobilisti».
Quanto alle granfondo, Sgalla chiede coraggio agli organizzatori per togliere i tempi delle discese, scegliendo di rilevare solo quelli delle scalate.
E aggiunge: «Le segnalazioni? Con il nuovo disciplinare aumenta il numero degli addetti alla sicurezza e qullo degli addetti alla scorta tecnica e lo motostaffette dentro la bolla, cioè lo spazio tra inizio e fine corsa. Tanto chi è dento quanto chi è fuori dalla bolla deve comunque rispettare sempre il codice della strada. Tagliare una curva in discesa non ha davvero alcun senso».