Un lieve aumento dell’1,6% sull’anno scorso, consolida un numero di motostaffette e scorte tecniche tesserate alla FCI, che sembra destinato a segnare il limite potenziale di queste categorie alle condizioni attuali.
Per la legge dei piccoli numeri le variazioni percentuali in diversi casi perdono gran parte del loro significato, può bastare, quindi indicare, che tengono il passo il Piemonte, il Friuli V.G., la Toscana, Bolzano, la Calabria e il Molise; crescono la Lombardia, il Veneto, la Liguria, l’Abruzzo, l’Umbria e Trento; calano o flettano leggermente l’Emilia-Romagna, le Marche, il Lazio, la Campania, la Puglia, la Basilicata e la Valle d’Aosta.
La Sicilia e la Sardegna continuano a non avere alcuna motostaffetta o scorta tecnica tesserata alla FCI, il che, visti anche gli scarsi numeri di alcune altre regioni, lascia supporre quantomeno una “fragile” applicazione dell’indirizzo federale di fare esclusivo uso di personale abilitato.
Di contro sembra rafforzarsi la preparazione di quelli già tesserati, dove le motostaffette abilitate anche a scorta tecnica passano dal 70% all’80% del totale.
Scorte Tecniche e ASA in recupero
Da un punto di vista prettamente numerico le scorte tecniche sembrano avere acquisito maggiore fiducia in se stesse, tornando a crescere per il secondo anno consecutivo, con uno specifico più 3,9% sul 2017.
Ancora lontane dal picco massimo del 2013, quanto raggiunsero le 1.842 unità, tuttavia pur sempre una situazione di
straordinario, che inverte la tendenza negativa degli ultimi anni, dove questa figura era scesa dalle 7.644 unità del 2013 alle 4.218 del 2017, con una perdita secca del 45%.
Una boccata di ossigeno quindi per il morale di questo piccolo esercito della sicurezza, seppure sconosciuto in cinque regioni d’Italia.
La crescita delle scorte tecniche e degli ASA non è omogenea, ci sono anche realtà che arretrano, ma questo sarà oggetto di valutazione delle singole.