Non parliamo di Gran Fondo; parliamo di rievocazione storica della prima tappa dove nacque il GIRO.
Non parliamo di ritrovo con posteggi riservati; ma di raggiungere in treno la partenza.
Non parliamo di consegna pacchi gara; ma di punzonatura.
Non ci sono le griglie di partenza: ma ogni partente è abbinato a un corridore vero.
Non parliamo di andatura controllata; ma di andatura di gruppo.
Non parliamo di integratori ai rifornimenti; ma di mezzo pollo, acqua e vino
Non parliamo di assistenza meccanica; ma di "corridore ammiraglia di se stesso".
Non parliamo di scorta tecnica o polizia stradale perchè si va in fila indiana.
Non parliamo di fotografo ufficiale sul percorso che vende le foto a 10 euro l'una......
Non parliamo di pasta party all'arrivo; ma di tagliatelle al sugo.
Non parliamo di premiazione perchè sono "tutti primi al traguardo del mio cuore..."
Sono sempre giri di pedali e fatica, ma qualche differenza c'è.
Chissà se a pochi giorni dalla partenza del Giro d’Italia, a maggio del 1909, gli organizzatori e i partecipanti avessero ben chiaro a cosa avrebbero dato vita. Di certo la Stampa Sportiva del 7 marzo parla di “prova di eccezionale importanza” in grado di “unire in un grande unica prova tutte le forze dello sport ciclistico nazionale”.
Una intuizione e la profezia di mettere a confronto i pedali più significativi del ciclismo italiano ed, aggiungiamo noi, europeo. La Nova Unione Velocipedistica Italiana è certa di aver onorato la storia del Giro d’Italia riproponendo, cento edizioni dopo, la Milano Bologna, la prima tappa di quel primo Giro. Il primo giorno di vita, da dove tutto ebbe inizio. Allo scoccare delle 2 e 53’ del 13 maggio 2017, esattamente 108 anni dopo, un gruppo di velocipedisti, bardati e attrezzati in maniera puntigliosa come i primi girini, ha preso il via da Piazzale Loreto per Bologna (via Bergamo, Brescia, Verona, Padova, Ferrara). Le operazioni preliminari con la punzonatura e la verifica dei rapporti hanno avuto inizio alle ore 18 di venerdì 12 maggio al Parco Trotter. Vorremo a questo punto ringraziare brevemente chi amichevolmente ha collaborato con noi. In quel di Bergamo, all’alba dell 5,00, l’amico Giovanni Bettineschi ci ha garantito una prima veloce colazione. A Verona siamo stati ospiti delle Glorie del Ciclismo Veneto di Renato Giusti nell’officina-negozio “LA BICI E….” dell’amico Luigi Bertaso in via San Lucillo. A Vicenza siamo riusciti a fare uno spuntino e visitare la Bicicleria di Mario Cionfoli, medico chirurgo prestato alla bicicletta e alla sua collezione di mezzi meccanici unici al mondo. A Padova, al quartiere Bassanello, ci ha aspettato la gloriosa S.C. Padovani nata, anch’essa come il Giro, nel 1909 e che diede la sua gloriosa maglia biancoverde ai plurimedagliati olimpionici Bianchetto e Beghetto, solo per citare i più universalmente conosciuti. Per finire, nel centro storico di Ferrara abbiamo trovato verso le 19,00 l’ultimo rifornimento. A Bologna verso le 23,40 abbiamo avuto i festeggiamenti di rito, e l’amico Paolo Tullini, scrittore e noto cultore delle biciclette Bianchi, è stato l’anfitrione della cena. Certamente non hanno sofferto la fame e la sete, ma la distanza (397km) e il rapporto fisso (obbligatorio) si sono fatti sentire. Infatti questa rievocazione non è stata una pedalata alla portata di tutti ma soltanto di chi dispone di coraggio, allenamento e passione assoluta. Il numero dei partecipanti, per queste ragioni e per la non semplice gestione organizzativa, non ha superato la ventina di unità, ma siamo certi che coloro che hanno preso il via sono stati i testimonial più veri del ciclismo d’epoca. Altro che Eroica! E per suffragare questa affermazione gli iscritti, provenienti da tutta Italia, sono arrivati a Milano in treno con il loro mezzo meccanico e, alla spicciolata, si sono portati al “vecchio Trotter” per le operazioni preliminari. Il ritorno da Bologna, naturalmente, ancora in treno,. Ci piace pensare che il corridore è stato “ammiraglia di se stesso”.