Se ne è andato dopo Rik Van Looy, mica in volata però, lui che per distacco è stato invece il migliore di noi che digitiamo - oggi più che mai - a stento, Gian Paolo Ormezzano. Se ne è andato, le decadi non contano, 90 anni in corso, figli nipoti Giri e Tour Campionati ed Olimpiadi, classiche e corsette, libri su libri, da Coppi puro a Maradona pure, uno sberleffo al Covid e al mal di cuore che tutti ci percuotono, stent by stent, con quella sua eterna beatlesiana giovinezza, Gian Paolo Ormezzano, il giornalista sontuoso di Torino e del mondo intero.
Se ne è andato, e se ripartiamo dall’intimo di noi, forse per l’emozione ne racconteremo meglio, per una volta sia ben accetta l’autoreferenzialità, Ormezzano.
Ormezzano, allora, è il giornalista che in un “Processo del Lunedì” di Aldo Biscardi o giù di lì si alza e squaderna a tutti e va via di netto e non vi metterà più piede: «ma come fate voi a parlare ancora di calciomercato e ad azzuffarvi quasi, come se fosse sport, stasera che è appena arrivata in redazione la notizia che è morto Bruno Raschi?». Già, Bruno Raschi, il grande cantore del ciclismo, era maggio 1983, che di Ormezzano era stato maestro, quell’intatta lezione di est/etica dello sport mai eguagliata...
Se ne è andato, direttore di Tuttosport e del Guerin, rubrica per Famiglia Cristiana e Tuttobici e un box una attenzione per tutti i degni, all’incrocio fra il ciclismo prediletto e il calcio dovuto, con quel Toro sia sempre lodato e quel titolo in prima di cui fu perennemente orgoglioso, «Lassù qualcuno ci ama», per lo scudetto del Torino di Pulici e Graziani, Ferrini più in alto, era il 1976, tanto tempo dopo il grande Torino finito a Superga.
Se ne è andato, lui e la sua ironia devasatante e cordiale, appena un po' acre verso quella Juventus da derby il cui nume peraltro, Giampiero Boniperti, fu uno dei suoi migliori amici.
Amici, già, come gli è stato tanto chi scrive qui - ti ricordi “Mimì alla Ferrovia”, e mio cognato Alfredo, scudetto a Napoli 1987? - e si firma secondo non solo in ordine aridamente alfabetico, GPO vs GPP, che da Napoli gli aveva raccontato di una indecifrabile passione per il ciclismo olandese e non per il calcio, hai visto mai. E che lui accompagnò quella volta unica nella vita di questi a seguire - per “Il Mattino“ - una Parigi - Roubaix, era il 1987, il capo dello Sport Romolo Acampora.
E mi verrebbe da ringraziarlo ancora, il neofita sprovveduto contro il maestro che aveva il passepartout del rutilante mondo, per come nella sala stampa del Velodromo di Roubaix afferrò di brutto il telefono e trasmise lui in prima persona il pezzo ai dimafoni del giornale. Ed era tardi in sala stampa. E bruma.
Ed il viaggio insieme di ritorno in auto, fino alla Gare du Nord di Parigi, c’era anche al seguito mia moglie, per affrontare un maestoso plateau di ostriche. Perchè la vita non era mica tutta lì, ci insegnava - 12 aprile 1987 - a scrivere di Eric Vanderaerden vittorioso e di Francesco Moser alla sua ultima Roubaix, quella volta. Rido tutto, alla Fred Buscaglione. La vita è un miracolo irraggiungibile anche domani, era un sempre, per Gian Paolo Ormezzano.
PS: GPO, ma sei proprio sicuro di esserti fermato qui?