Tadej POGACAR. 10 e lode. Fenomenale, come solo lui sa essere. Vince da super favorito, da super controllato, da uomo faro e guida, con quella maglia verde fucsia che è impossibile non vedere, ma nessuno riesce a contenerlo, trattenerlo, respingerlo. Parte a cento chilometri dal traguardo, sul naso di tutto il gruppo dei migliori. E non lo fa con uno scatto improvviso, ma dopo che i suoi compagni da chilometri erano in testa a tenere alta l’andatura, segno evidente e chiaro che qualcosa aveva in mente, qualcosa sarebbe successo. Prende e va, alla sua maniera. Torna sul gruppetto di testa e poi a 51,500 km dal traguardo eccolo da solo, pronto a scrivere una pagina nuova e antica di ciclismo. Un uomo solo è al comando, la sua maglia per l’occasione è verde fluo Alé della Slovenia e di lì a poco avrà come per magia i colori dell’arcobaleno, che mai come in questo caso va sulle spalle del corridore più prodigioso degli ultimi cinquant’anni, forse avviato a diventare il non plus ultra. Come ho già detto basta con i paragoni con Merckx, questo è Tadej Pogacar: è lui la nuova unità di misura.
Ben O’CONNOR. 8. Dopo il secondo posto alla Vuelta, un secondo posto mondiale per l’australiano, a conferma di un rendimento da primo della classe, da corridore di livello che quando si trova con la nobiltà del ciclismo non va in agitazione, ma si esalta. Corsa astuta e di livello assoluto. Bene ha fatto Brent Copeland a portarlo alla sua Jayco AlUla.
Mathieu VAN DER POEL. 8. Non era il suo mondiale e si è inventato uomo che avrebbe comunque lottato su 4.400 metri di dislivello. Fatica come una bestia, ma essendo un cagnaccio porta a casa un bronzo che vale oro.
Toms SKUJINS. 9. Il 33enne lettone della Lidl-Trek è uno degli uomini più forti e tenaci di giornata. Meriterebbe almeno una medaglia e rimane purtroppo per lui a mani vuote. Mai quarto posto è più ingiusto.
Remco EVENEPOEL. 4. È il grande sconfitto di giornata senza se e senza ma. Non ne azzecca una, facendosi sorprendere da un attacco che era abbondantemente annunciato dai ramarri-fucsia della Slovenia. Nemmeno con l’evidenziatore si accorge della forza del suo avversario. Come se non lo conoscesse, come se non sapesse che se gli concedi spazio non lo vedi più. Poi fa una figura barbina una via l’altra, mandando a quel paese metà del gruppo, dimostrando però di non avere le gambe. Giornata da dimenticare.
Marc HIRSCHI. 5,5. Era forse l’alternativa più accreditata e attesa. Era l’underdog numero uno, ma nonostante arrivi con i migliori, non riesce a fare a differenza.
Ben HEALY. 7. Fa corsa d’attacco, con uno Stuyven che lo mette a più riprese in difficoltà. Ma anche l’irlandese è tra i grandi protagonisti di questa pazzesca sfida iridata.
Enric MAS. 6. Lotta, lo spagnolo, e alla fine ottiene un più che dignitoso 8° posto. Non è molto, ma non è nemmeno poco.
Quinn SIMMONS. 6,5. Ha l’ardire di rispondere a cento chilometri dal traguardo all’attacco di Tadej Pogacar. Via dietro allo sloveno con Andrea Bagioli, ma poi salta, come del resto tutti gli altri. Alla fine, però, porta a casa un 9° posto di peso.
Romain BARDET. 6. È un regolarista e regolarmente resta lì, non spacca il mondo, ma nel mondo ci resta.
Daniele BENNATI. 6. Cosa potevamo fare in una sfida al limite dell’umano, dove un marziano fa cose mirabolanti e riduce in poltiglia non la nostra giovane Italia, ma un corridore come Remco Evenepoel? Cosa potevamo prevedere? Poco, molto poco. Processi? Forse al Belgio.
Mattia CATTANEO. 6,5. Il nostro azzurro fa corsa d’avanguardia. Rientra sul gruppetto di Nelson Oliveira e forma il gruppo che dà forma alla prima vera fuga di giornata. Con Mattia ci sono Laurens De Plus (Belgio), Pavel Sivakov (Francia), Nelson Oliveira (Portogallo), Jan Tratnik (Slovenia), Luc Wirtgen (Lussemburgo), Piotr Pekala (Polonia), Stephen Williams (Gran Bretagna), Magnus Cort (Danimarca), Kevin Vermaerke (USA), Silvan Dillier (Svizzera), Jay Vine (Australia), Simon Geschke e Florian Lipowitz (Germania) Tobias Foss e Johannes Staune-Mittet (Norvegia).
Mikel LANDA. 4. Il mondiale poteva anche andargli bene, ma è uscito dalla Vuelta in riserva. Ma fare come Alberto Bettiol che ha passato la mano e non ha tolto il posto a nessuno?
Riley SHEEHAN. 6. Il 24enne americano di Boulder dello stato del Colorado prende e va subito dopo pochi metri, su un cavalcavia con Ivo Oliveira (Portogallo) Emils Liepins (Lettonia) e Filip Maciejuk (Polonia). È loro il primo squillo di un mondiale stellare: 195 corridori in rappresentanza di 57 nazioni. Cinquantasette, prendere nota please.
Fadhel AL KHATER. 5. È il 34enne qatariota il primo a staccarsi. A suo modo arriva primo.
Julian ALAPHILIPPE. 17. Lou Lou finisce per le terre con Joao Almeida (Portogallo) e Pello Bilbao (Spagna), ma per lui c’è l’ambulanza. Lussazione della spalla sinistra. Alla fine anche Almeida e Bilbao devono alzare bandiera bianca.