MADRID. Cibeles, la piazza delle grandi celebrazioni spagnole, è come il giardino di casa di Primoz Roglic. Lo sloveno, dopo quelli ottenuti nel 2019, 2020 e 2021, celebra qui il suo quarto trionfo ed entra nella storia della corsa spagnola al fianco di Roberto Heras. Sono loro i plurivincitori. Alle sue spalle, stavolta, finiscono l’australiano Ben O’Connor, che conquista il miglior piazzamento in carriera in una grande corsa a tappe, e lo spagnolo Eric Mas, che sale per la quarta volta sul podio.
Il trionfo di Roglic sottolinea una volta di più quanto il ciclismo sia curioso. I risultati sembra che seguano un’onda bizzarra. In questa stagione le grandi corse a tappe sono state dominate dagli sloveni: Giro e Tour a Pogacar, Vuelta a Roglic. La Visma, che l’anno scorso dominava, Giro a Roglic, Tour a Vingegaard e Kuss re della Vuelta con podio tutto giallonero, sparita. Prima c’era stata l’epoca di Ineos e i suoi marginal gain. Per il momento è solo un bel ricordo. E i colombiani che sembravano volare dalle Ande sui grandi traguardi che fine hanno fatto?
Intanto Rogla, che ha avuto anche la fortuna di schivare i problemi intestinali che ieri hanno decimato la sua Red Bull, si gode la festa mentre sul podio tiene per mano i suoi due figli: «Cosa posso dire? Non ho parole. È stata dura, complicata. Ora sono felice. Grazie soprattutto alla mia famiglia per i sacrifici che fanno perché io possa stare qui. Grazie ai miei compagni per la loro dedizione e grazie alla squadra. Sono molto felice di fare parte di questo gruppo».
Gli spagnoli speravano in una crono miracolosa di Eric Mas per salire dal terzo al secondo posto nella generale. Ma s’è capito subito che il sogno sarebbe stato infranto. «Sono distrutto - ha dichiarato a caldo il maiorchino della Movistar -. Sono stati ventun giorni di grandi fatiche e di grandissimi dislivelli. Siamo andarti forti in tutte le tappe. Davvero, sono finito». Eric ha capito subito che la crono sarebbe stata un’ulteriore sofferenza. «Sognavo di salire sul secondo gradino del podio, il distacco con O’Connor era molto poco, solo 9 secondi. Avevo la sensazione di potercela fare invece questo è stato la mia peggior giornata in tutta la Vuelta. Mi sono sentito in difficoltà dai primi metri, ma questa non è una scusa. L’ho passata male, capita. Però il giorno che più ho sofferto è stato ad Ancares, mentre ai Lagos e a Sierra Nevada me la sono goduta». Mas è un corridore che ha qualità, ma finora ha vinto poco. Nel 2025 dovrà decidere se continuare a mettere il Tour al centro del suo mondo, e schiantarsi una volta di più, oppure cambiare i suoi piani.
Con la maglia a pois della montagna già di Jay Vine e quella verde a punti per Kaden Groves l’ultima sfida era quella della maglia bianca. Il danese Mattias Skjielmose, che sale al quinto posto della generale, se la porta a casa davanti al tedesco Florian Lipowitz. Marc Soler è stato il più combattivo.
Nella crono finale, invece, a fare festa grande è lo svizzero Stefan Kung, ottimo cronoman ma al suo primo successo in una grande corsa a tappe. La sua vittoria non è mai stata in dubbio, già dal primo intermedio s’è capito chi avrebbe vinto. «Dopo questo successo un pensiero lo faccio eccome per il Mondiale che si corre a Zurigo». E dopo le due vittorie europee (2020 e 2021) e l’argento mondiale dietro a Foss nel 2022 la sua candidatura è più che valida.
Ma, e la cosa non era affatto scontata alla vigilia, oggi hanno brillato anche gli italiani. Mattia Cattaneo, dopo una grande Vuelta al servizio di Landa, ha chiuso 3° a 41 secondi dal vincitore. Filippo Baroncini 4° a 43 secondi. Il bergamasco, assieme ad Affini oggi 12° a 1’05” saranno gli azzurri che mercoledì saranno impegnati all’Europeo. «Sapevo che il Catta sarebbe andato forte - spiega il c.t. di specialità Marco Velo -. Mattia è un corridore in grande crescita e sono molto contento per lui. All’Europeo ci saranno altri avversari e le crono secche sono differenti rispetto a quelle dei grandi giri, però io confido che possa fare molto bene. Che sia da podio. E anche affini, che ha finito la Vuelta un po’ stanco, dopo due giorni di riposo potrebbe essere un altro».
Parlando di italiani non si può dimenticare il grande passo avanti che ha mostrato Marco Frigo. Il vicentino della Jayco, oggi 13° a 1’07” da Kung, è stato spesso animatore delle tappe e il secondo posto nella tappa di Yunquera, quella che ha lanciato in rosso O’Connor, è una soddisfazione solo parziale. Un corridore con le sue caratteristiche, e senza la paura di prendere aria in faccia, sarebbe interessante vederlo all’opera anche nelle classiche dure.