Una pagina importante in questo Tour de France è stata scritta da Biniam Girmay che, con le sue tre vittorie di tappa, porterà per la prima volta in assoluto la maglia verde della classifica a punti in Africa. Girmay è il corridore che sorride e che si stupisce quando legge il suo nome per la strada, perché fino a pochi mesi fa in Francia era quasi un semi-sconosciuto, mentre adesso tutti lo chiamano per una foto o un autografo.
«So che questo Tour de France ha cambiato la mia immagine, ma per ora non so quanto. Penso che quando tornerò a casa vedrò la differenza ed è bello vedere il mio nome per le strade, la gente con i cartelli che mi chiama, che mi fa grandi gesti. L'anno scorso nessuno mi conosceva».
Girmay è l’uomo delle sorprese, arrivato nel World Tour un po' per caso, perché la squadra con cui correva aveva chiuso: decisivo l'approdo alla Intermachè, che lo ha fatto crescere e diventare un campione.
La Intermachè ha visto le capacità del giovane eritreo e ha saputo rispettare le sue esigenze, come la lontananza da casa e la gestione dei periodi in Europa, che andavano perfettamente alternati con l’allenamento a casa.
«Ho sempre avuto fiducia nella mia squadra e ho imparato a gestire i periodi lontano da casa. Mia moglie conosce tutto dei miei programmi e ne discutiamo insieme. Ho imparato a stare lunghi periodi lontano da casa, perché siamo riusciti a trovare un equilibrio: ho un programma che va rispettato con la squadra e un programma che va rispettato con la mia famiglia».
Dallo scorso anno, Girmay ha fatto un importante salto in avanti, non solo dal punto di vista fisico ma anche da quello mentale, imparando a credere nelle proprie capacità.
«Al Giro sono caduto presto e mi sono dovuto fermare. Con i medici si era parlato di un periodo di tre settimane per recuperare, ma io volevo correre e vincere. Mi sono ripreso velocemente e sono arrivato secondo alla Rund um Koln, ho vinto il Circuito franco-belga, poi di nuovo secondo alla Brussell Classic. Sostanzialmente è cambiato il mio stato d'animo. Mi sveglio ogni mattina dicendomi che sono il migliore. Lavoro tanto per questo, voglio fare di tutto per vincere ed è una questione che riguarda solo me. Non mi interessa chi sia il migliore, chi sia migliore di me, voglio solo correre e vincere. Nella mia testa non ho paura di essere al 200% perché so che devo esserlo».
Il Tour ha cambiato la vita di Biniam Girmay e adesso l’eritreo sa di non avere più limiti, perché quello che ha fatto alla Grande Boucle è stato veramente straordinario.
«Sono arrivato a questo Tour pensando che forse avrei potuto provare a vincere una tappa. Ma vincerne tre è davvero pazzesco, quindi ho deciso di rimanere, perché se ne avevo vinte tre, forse sarei potuto arrivare a quattro. Poi c’è stata la maglia verde. Arrivare in maglia verde alla fine del Tour, era un qualcosa che mai avrei immaginato, poi abbiamo capito che anche quello era un obiettivo che potevamo raggiungere e così abbiamo lavorato tanto e ci siamo arrivati».
Biniam ha vinto tre tappe e per due volte è arrivato secondo, il suo non è un fisico da velocista puro, ma nonostante questo, è riuscito a battere uomini del calibro di Philipsen e Cavendissh.
«Non ho grandi segreti per vincere. Ma quando inizia uno sprint, penso solo al traguardo. Dagli ultimi 10 chilometri penso solamente al traguardo e alla vittoria. Non guardo nemmeno gli altri corridori, non mi faccio influenzare e cerco solo la vittoria».