TEAM DSM-FIRMECH POSTNL. 6. Partono con il botto, con la vittoria di tappa sulle calde e assolate strade di Rimini, messa a festa per il Tour, e che festa, che emozione, che bellezza di sublime bellezza. Bello giallo e incredulo è anche Romano Bardotto, ragazzo forte e gentile, che fa il dono più grande a sé stesso e alla sua squadra. Sette piazzamenti in tutto il Tour, non sono molto, ma quel giorno di sole inteso fin sulla pelle e fin su una maglia ha illuminato tutto, prima di un suggestivo e struggente tramonto.
TEAM VISMA. 9,5. Venti di calore intenso, dopo tre settimane al vento. Ventuno i piazzamenti, con una vittoria, quella di Jonas Vingegaard, che nella sostanza vince molto di più. Se Pogacar va giustamente giudicato un immenso fuoriclasse, gran parte del merito ce l’ha questo fantastico ragazzo danese che ha accettato la sfida e la squadra non l’ha portato a spasso per tre settimane. Sul Massiccio Centrale si è anche illuso di poter mettere Pogacar nel sacco sul suo terreno – le Alpi – poi è finito per prenderne un sacco con dignità e lealtà. Ha perso senza perdere. Ha fatto una promessa che già ci conquista: tornerà per riprovarci ancora. Non vediamo l’ora.
UAE TEAM EMIRATES. 10 e lode. Fanno il pieno di tutto. Ventidue piazzamenti nei dieci, sei vittorie di tappa, tre corridori tra i primi sei della generale. Taddeo vince il Tour per la terza volta, il suo team è il primo della lista, una Grande Boucle pazzesca che conferma la bontà di un progetto che sembra non volersi interrompere, visto che si stanno persino rinforzando, per non avere cedimenti. L’unica nota stonata è Ayuso che chiede spazio e batte i piedi, ma nella storia del ciclismo – come nella vita – se si hanno forza e ambizioni lo spazio lo si prende, un po’ come ha saputo fare Froome con Wiggins: al mondo dimostrò fino all’ultimo di poter stare con il suo capitano e anche di poterlo staccare, poi gli ha preso la scena. Juan, per il momento, ha solo preso la vita d’uscita.
LOTTO DSTNY. 6,5. Non avevano poi tantissime frecce al loro arco, anche perché la loro freccia – De Lie - alla fine si è rivelata spuntata. Bellissima la vittoria di Campenaerts, che nobilita tutto. Otto i piazzamenti nei dieci, per una squadra che era venuta qui per lasciare il segno e alla fine ci riesce.
MOVISTAR. 5. Sono abituati a ben altro, a vittorie di tappa e ad un gioco corale che è totalmente mancato. Molto dipendeva da Enric Mas, che toppa completamente l’approccio alla corsa. Dodici piazzamenti nei dieci, con qualche piazzamento con Gaviria e Aranburu. Solo 6° posto nella classifica a squadre, ma è l’unico 6 a cui possono ambire.
LIDL TREK. 6. Tour di grande sacrificio per una corsa che deve essere letteralmente inventata con la rinuncia a pochi giorni del via della punta designata Tao Geoghegan Hart e il ritiro di Mads Pedersen nella prima settimana. Undici piazzamenti nei dieci, con un Giulio Ciccone che fino all’ultimo, ad oggi, lotta per la top ten, ma scivola di un gradino. Nulla di cui disperarsi, ma un piazzamento in un Tour come questo ha un valore assoluto dal quale si può ripartire per non fermarsi. Se meritavano di vincere almeno una tappa? Si, con Stuyven. Peccato.
SOUDAL QUICK-STEP. 9. Stravolge il proprio Dna correndo da protagonista assoluta il Tour de France. Per una squadra da classiche disputare un Tour di questo genere non è come dirlo. Fa una grande corsa a supporto di un corridore di assoluta grandezza. Per quanto mi riguarda Remco Evenepoel - supportato da un superlativo Mikel Landa che chiude al 5° posto – al suo primo Tour ha fatto tantissimo, anche se la distanza con quei due là è più ampia di quanto lui pensa. Sedici piazzamenti nei dieci, vittoria di tappa, terzo posto finale, maglia bianca, quarto posto come team, due uomini nei primi cinque sono risultati di assoluto peso specifico ottenuti – è bene ricordarlo - nella più difficile e importante corsa al mondo. Insomma, Patrick Lefevere ha dimostrato una volta di più di essere sempre sul pezzo, anche quando si è chiamati a cambiare passo.
BAHRAIN VICTORIOUS. 6. Avevano i mezzi e le possibilità per correre un Tour di più alto livello. Qualche buona volata con Bauhaus, poi tanto inseguire, sempre in affanno e in rincorsa. Tredici piazzamenti nei dieci e un Buitrago che ha sputato l’anima con Ciccone per la decima piazza. Nell’ultimo atto si supera, e quel che più ci dispiace è che supera il nostro Giulio.
EF EDUCATION-EASYPOST. 8. Visibili non solo per la maglia fluorescente o la Cadillac come ammiraglia, ma perché corrono un’ultima settimana di Tour (dieci i piazzamenti nei dieci) da autentici protagonisti con un Richard Carapaz che si porta a casa una tappa, la maglia a pois di miglior scalatore davanti a Pogacar e ci arriva con una classifica più che onorevole: 15° a 41’00”. A lui anche il premio della combattività. Insomma, se solo fosse arrivato con una condizione migliore fin dall’inizio…
ARKEA-B&B HOTEL. 6,5. La squadra è quella che è e alla fine si portano a casa una tappa: cosa per pochi. Pochi i piazzamenti nei dieci, solo cinque, però il loro Tour è più che sufficiente.
UNO-X MOBILITY. 7,5. Ci sono sempre e sono tra le tre squadre con Visma Lease a Bike e TotalEnergie a portare a Nizza tutti i corridori. Per loro otto piazzamenti nei dieci, tanta battaglia con Abrahamsen, qualche volata con Kristoff e alcuni piazzamenti con Wærenskjold e un 13° posto finale tra i team. Insomma, un Tour con i baffi… chiaramente blu di Magnus Cort.
GROUPAMA-FDJ. 4. Tre piazzamenti in tutto il Tour, una partecipazione desolante e desolata.
ASTANA QAZAQSTAN. 6. Sono l’unica squadra che perde quattro corridori e sono l’unica squadra che corre per non perdere un corridore: Cavendish. Fanno tre settimane di fatica con un solo obiettivo: vincere almeno una tappa con Mark. Ci riescono. Questo era il loro gol e lo realizzano. Ora arrivano i cinesi della XDS come sponsor e gli obiettivi cambieranno.
ALPECIN DECEUNICK. 7,5. Dovevano vincere delle tappe e ne vincono tre, ma ne perdono tante. Jasper Philipsen perde anche la maglia verde, nonostante quello con la maglia iridata si metta a disposizione per tirargli le volate. Sette i piazzamenti totali nei dieci, il loro Tour è abbondantemente sopra al 7.
INTERMARCHÈ WANTY. 9. Tre vittorie di tappa con Biniam Girmay, autentica rivelazione di questo Tour. L’eritreo ha portato questa sera per la prima volta nella storia un africano di colore sul podio della più grande corsa del mondo. Maglia verde del Tour: è storia.
ISRAEL-PREMIER TECH. 7. Derek Gee fa un Tour di livello, considerando il livello del corridore canadese. Posto nella top ten, nona posizione per il suo team, tredici piazzamenti nei dieci, con qualche bella volata di Ackermann.
JAYCO ALULA. 6. Partono con un Simon Yates depotenziato che poi acquista salute, fiducia e condizione nell’ultima settimana. Arriva appena dietro la top ten e come team è tra i pochi che può fregiarsi di una vittoria di tappa con Gronewegen. Meritavano di vincere una tappa in più? Probabilmente si, con Simon Yates, ma si è svegliato tardi.
DECATHLON AG2R LA MONDIALE. 5. Sul più bello Felix Gall scivola indietro, ma il loro Tour non era già felice. Sei piazzamenti in tutto e per una squadra di questo tipo, è davvero troppo poco.
COFIDIS. 5,5. Sette piazzamenti nei dieci, un Tour di sofferenza e di attesa: li aspettiamo ancora.
RED BULL – BORA HANDGROHE. 5. Perdono Primoz Roglic e senza il terminale di tutto il team è quasi impossibile dare un giudizio sulla loro prestazione. Diciamo che fin che lo sloveno c’è stato era da 5, e li ci fermiamo.
INEOS GRENADIERS. 5. Il team è di livello assoluto, dispone di mezzi e corridori. Certo non hanno più il meglio del mondo e di questo dovrebbero interrogarsi: perché i corridori non vogliono più andare in questo team? Sette piazzamenti in tutto il Tour, un Pidcock che va a casa, ma anche quando c’era non dimostra di avere i numeri per poter essere un qualcosa di avvicinabile a Evenepoel per esempio (ed evito di parlare di Pogacar e Vingegaard perché appartengono ad un'altra galassia), Carlos Rodriguez arriva brasato come pochi. Geraint Thomas è un ologramma sfuocato, Egan Bernal forse lo vedremo alla Vuelta.
TOTALENERGIES. 6. Hanno mezzi e risorse, Turgis con la sua vittoria di tappa nasconde la pochezza del team e del Tour disputato. Per la cronaca: tre soli i piazzamenti nei dieci.
La Grand Départ d’ITALIE. 10. La prima non si scorda mai e mai, probabilmente, noi avremo il privilegio di rivedere il più grande spettacolo dopo il Big Bang: a proposito, la prossima volta contattate Jovanotti, magari per la presentazione ci evitiamo lo strazio di Paolo Vallesi. Detto questo, grande grandissimo evento. Bravi i francesi, bravi gli italiani, bravi Aso e bravi Dario Nardella (i cittadini di Firenze, nonostante il grande caldo, un po’ freddini lo sono stati: ma il sindaco che colpa ne ha?), Stefano Bonaccini e Alberto Cirio, senza dimenticare l'infaticabile Davide Cassani, promotore di tutto e l’immenso Elvio Chiatellino, che ancora una volta si è regalato e ha regalato il Tour alla sua Pinerolo. Ci hanno regalato un sogno e le tappe da Rimini a Cesenatico, da Bologna (dotta, grassa e immensa) a Torino sono una tavolozza di colore e passione, di festa e Grande Bellezza. Bravi gli uomini di Rcs Sport, che hanno supportato e forse sopportato i cugini di Aso: una grande partenza, che lascia un grande vuoto e infiniti ricordi.
Romain BARDET e Richard CARAPAZ. 8. Sono gli unici che riescono a contenere lo strapotere di Tadej, almeno un giorno a testa con la maglia gialla è loro.
Ciclismo di FRANCIA 40. Almeno loro si sono fatti un giorno in giallo e si sono portati a casa tre belle tappe. L’unica soddisfazione per noi è che il nostro digiuno giallo ha dieci anni, anno del Signore di Vincenzo Nibali, per loro il prossimo anno il digiuno sarà di 40 anni.
Ciclismo d’ITALIA. 106. Se Pogacar non ce la fa a far vincere, noi ci riusciamo. Niente da fare anche quest’anno, come per altro da cinque edizioni. In un ciclismo più bello di sempre, il nostro si è ristretto a tal punto che non si vede più.
Mathieu VAN DER POEL. 7. Ha fatto il suo bel lavoro di base in tre settimane, adesso a casa a fare un piccolo riposo attivo e per Parigi è prontissimo.
Primoz ROGLIC. 5. La Red Bull viene matata in pochi giorni, hanno qualche mese per cambiare passo.
Adam HANSEN. 2. Giustamente denuncia l’idiota che tira in faccia le patatine a Pogacar e Vingegaard, ma in compenso il presidente del CPA, il sindacato mondiale dei corridori, non muove dito per le multe assegnate a Davide Ballerini, che si ferma a vedere su un ledwall la storica volata del capitano Mark Cavendish, e a Julian Bernard, reo di essersi fermato per baciare figlio e moglie durante una crono. Insomma, la patatina tira, l’amore non più.