Biniam Girmay è il velocista più forte di questo Tour de France e lo ha dimostrato ancora una volta oggi, conquistando la sua terza vittoria alla corsa gialla.
«Ringrazio Dio per questa vittoria ma anche la mia squadra e tutto il mio staff. Penso di essere nella migliore forma della mia carriera – ha detto Girmay in conferenza stampa -. Mi sento benissimo in ogni momento della giornata, da quando sono arrivato al Tour. Quando mi sveglio la mattina, mi sento bene e sono felice. Queste tre vittorie sono assolutamente incredibili, mi daranno fiducia per il resto della mia carriera».
Girmay fisicamente non ha l’aspetto dello sprinter, ma nonostante le apparenze, le sue volate sono potentissime ed è riuscito a prendere la sua terza vittoria al Tour. L’eritreo non vuole sentir parlare di record e non vuole pensare al record di Mark Cavendish.
«Io non ho ancora trentacinque vittorie totali nella mia carriera! Trentacinque successi al Tour sarebbe un risultato quindi impensabile. Ho parlato molto con gli altri corridori del gruppo, vengono da me e si congratulano per le mie vittorie. Alcuni hanno già fatto dieci Tour de France e non hanno vinto nessuna tappa. Avere quindi tre successi in un unico Tour è straordinario, a fare trentacinque vittorie non ci penso proprio». Adesso il velocista africano può vantare 16 successi in carriera e di questi 3 sono stati conquistati nella Grand Boucle.
«La squadra ha lavorato veramente tanto e voglio ringraziarli tutti. Hanno fatto una corsa dura perché non volevano che gli altri velocisti arrivassero freschi per fare la volata. Il piano era quello di proteggermi bene negli ultimi trenta chilometri ed è quello che hanno fatto. Alla fine, Mike Teunissen è stato molto, molto bravo nel finale, ma poi mi sono ritrovato solo e lui è riuscito a rientrare e a riprendermi fino a portarmi a 300 metri dalla fine».
Non solo in Eritrea, ma nell’intero continente africano, Girmay è diventato un’autentica star ed è visto come una vera e propria fonte d’ispirazione. «Il mio telefono è impazzito già dopo la mia prima vittoria. Il ciclismo non è uno sport globale come gli altri sport. Ma è bene che io possa contribuire alla globalizzazione del ciclismo. Se lavoriamo nel modo giusto, se le squadre europee si preoccupano di investire nel ciclismo africano, allora può funzionare veramente. Per il momento sono l'unico corridore di colore nel gruppo e ovviamente mi piacerebbe vederne altri».