Ieri, come da tradizione, si è svolto il congresso internazionale Science&Cycling che si tiene ogni anno prima della Gran Départ del Tour de France e tra i relatori abbiamo scovato Carlotta Fondriest. La ciclista figlia d'arte che quest'anno avrebbe dovuto difendere i colori della Isolmant Premac Vittoria di Giovanni Fidanza è stata selezionata per il suo abstract sui maggiori fattori di rischio della patologia di FLIA (Flow Limited Iliac Artery), condizione molto diffusa nel ciclismo professionistico, che sta provando sulla propria pelle.
La 27enne trentina che da 3 anni collabora come fisioterapista e chinesiologa presso lo studio medico e centro di preparazione atletica Moto Consapevole di Lucca insieme ad un team di esperti ha studiato un trattamento conservativo ed un programma di prevenzione per i ciclisti professionisti e, nell'ottica di prevenire questa patologia, collaborerà anche con l’azienda FSA Full Speed Ahead, che ha acquistato un macchinario di termografia per permettere a Carlotta e ai suoi colleghi di elaborare un protocollo standard da presentare ai team pro' il prossimo inverno nei ritiri di Calpe.
«Ho iniziato a correre 3 anni fa, poi dopo il covid ho scoperto di soffrire di questa patologia molto correlata allo sport di endurance e che molto probabilmente nel mio caso è dovuta a problemi posturali che derivano dalla mia precedente attività, il pattinaggio su ghiaccio. Dopo una stagione di gare ho dovuto rallentare e sottopormi a tante visite. Il chirurgo vascolare mi ha sconsigliato di operarmi perchè finire sotto i ferri è altamente rischioso e non dà garanzia di successo. Dall'anno scorso dunque ho iniziato a usare un bite studiato con l'ostoepata Luca Carosini e ho cambiato pedivelle, optando per un paio estremamente corte, riuscendo a finire la stagione bene per miei standard» spiega Carlotta, nella foto con papà Maurizio e il compagno Giovanni Stefania, coach del Team Novo Nordisk, che nella struttura dove operano tra gli altri anche l'ex professionista Michele Bartoli si occupa di bikefitting e preparazione fisica a secco.
«La maggior parte degli atleti si operano in Olanda ma i dati dicono che solo un terzo tornano ad alti livelli e risolvono a tutti gli effetti il problema con la chirurgia. Tra coloro che hanno sofferto di questa patologia Annemiek van Vleuten, che addirittura è stata operata tre volte, Marianne Vos, Pauline Ferrand Prevot, Amanda Spratt, Erica Magnaldi, Nicola Conci... È una patalogia diffusa che colpisce dal 5 al 10% del gruppo per questo lo stiamo indagando. Al convegno del Tour ho avuto l'occasione di confrontarmi anche con Borut Fonda, biomeccanico di Tadej Pogacar, e abbiamo convenuto che una soluzione per prevenire il problema, che è causato oltre che da motivi posturali da un ripetitivo stress meccanico, che causa una ipertrofizzazione dello psoas che comprime l'arteria, è aumentare l'angolo di flessione dell'anca per prevenire l'inclinazione drastica della posizione e permettere un flusso più efficace del sangue. Personalmente per il momento ho deciso di appendere la bici al chiodo e di affrontarlo come se fossi una “cavia”. L'apparecchio fisso mi sta aiutando, ma questo studio vissuto in prima persona è una scoperta continua...» continua Carlotta, che ha dedicato anche la sua tesi di laurea a questo argomento.
In platea ad ascoltare orgoglioso l'intervento della figlia papà Maurizio, campione del mondo a Renaix 1988, che oggi insiema a lei si sta godendo la storica partenza della Grande Boucle da Firenze, mentre mamma Ornella festeggia la maturità del piccolo di casa Lorenzo.