In attesa della Grande Partenza del Tour de France da Firenze, città simbolo del Rinascimento italiano, il famoso quotidiano sportivo L’Equipe, legato alla corsa gialla, ha deciso di dedicare un articolo all’alfabeto del nostro ciclismo ricordando come il Belpaese sia tra i custodi della storia di questo sport. Probabilmente non saremo d’accordo con tutti gli abbinamenti fatti, ma è interessante vedere come il nostro ciclismo viene visto e ricordato dalla terra del Tour de France.
Si inizia con la A di Vittorio Adorni, il corridore parmense morto nel 2022 all'età di 85 anni. Famoso per la sua eleganza in sella, fu compagno di squadra di Felice Gimondi alla Salvarani, poi di Eddy Merckx alla Faema. Soprattutto vinse il Giro nel 1965 e il titolo mondiale a Imola, tre anni dopo.
La B è la lettera legata ad Alfredo Binda, primo campione del mondo della storia nel 1927, a Nürburgring, e vincitore di cinque Giri d'Italia. Con Van Steenbergen, Merckx, Freire e Sagan detiene il record assoluto di tre titoli iridati. Fu poi Binda, diventato tecnico della nazionale, a far correre nella stessa squadra Coppi e Bartali.
Dalla C del dott. Conconi si passa alla D delle Dolomiti, le montagne imponenti, teatro di tante avvincenti battaglie che hanno visto la vittoria dei più grandi corridori del mondo.
C’è poi la E di “Elefantino”, per ricordare quelle orecchie che sporgevano sotto la bandana di Marco Pantani, soprannome questo, che venne sostituito con quello del “Pirata”.
La F è quella della Faema, la squadra che ha visto Eddy Merckx diventare il più forte di tutti. Attiva tra il 1955 e il 1962 prendeva il nome dall’omonima azienda di macchine del caffè espresso con sede a Binasco. Con la Faema oltre a Merckx, c’erano Charly Gaul e Rik Van Looy.
A differenza di quelli che avrebbero abbinato la B a Bartali, è la lettera G è quella dedicata a Gino il Pio, perché lui, nel mondo del ciclismo era prima di tutto Gino e poi Bartali. La sua memoria verrà celebrata quest’anno con la Grand Depart della corsa gialla, con il via il 29 giugno proprio dalla sua Firenze.
Dopo la H degli Elicotteri (helicopters in francese), si arriva alla I di Imola, sede dell’autodromo Enzo e Dino Ferrari, che fu arrivo del Mondiale vinto da Julian Alaphilippe nel 2020, ma anche di quello di Vittorio Adorni nel 1968 dopo 90 chilometri di fuga solitaria.
La lettera K è per Knut Knudsen, corridore norvegese primo del suo Paese a vincere una tappa al Giro d’Italia nel 1975.
La L è per Fabiana Luperini, la dominatrice del ciclismo femminile negli anni Novanta e Duemila e soprannominata la “Pantanina” per le sue qualità in montagna.
Per la lettera M forse noi italiani avremmo scelto altro, ma L’Equipe ha voluto legare questa lettera alla parola Malaria, malattia che uccise Fausto Coppi il 2 gennaio 1960 di ritorno dal criterium di Ouagadougou, nell'Alto Volta oggi Burkina Faso.
La N è per Gastone Nencini, il corridore toscano vincitore di un Tour e un Giro e che avrà il suo ricordo speciale con la tappa della Grande Boucle che partirà da Firenze.
La O è di Oropa, per celebrare Marco Pantani e la sua straordinaria impresa durante il Giro d'Italia del 1999 quando, sulla salita verso il santuario di Oropa in Piemonte, vittima di un problema meccanico, era stato ripreso dai suoi avversari, ma lui reagendo immediatamente, li sconfisse uno ad uno superandoli nello spazio di sei chilometri.
P come Prosecco, il nostro vino frizzante stappato da ogni vincitore delle corse italiane. La Q è per Quartiertappa, quella zona dove ha sede il quartier generale di RCS, organizzatrice delle principali corse italiane e dove è collocata anche la sala stampa dei giornalisti.
La R è per requin, la parola francese che tradotta nella nostra lingua vuol dire squalo e per noi questo nome sarà per sempre legato a Vincenzo Nibali, lo squalo dello Stretto. Il siciliano è stato capace di vincere i tre grandi Giri ed è ultimo corridore italiano ad essersi imposto al Giro, nel 2016, e al Tour de France nel 2014.
S è per Sanremo, la cittadina ligure legata alla Classicissima di Primavera, ovvero la Milano-Sanremo, ma che vanta anche il primato di essere stata la prima città italiana ad aver ospitato una tappa del Tour de France, nel 1948.
A Vincenzo Torriani è dedicata la lettera T. Per il ciclismo internazionale lui era il Napoleone del Giro. Era visto come il Jacque Goddet del ciclismo italiano con un regno durato quarantasei anni, tra il 1946 e il 1992. Torriani viene ricordato da L’Equipe per le sue idee originali e il suo spirito innovativo, fu all'avanguardia per aver scoperto passi divenuti poi leggendari, come il Mortirolo o il Gavia.
U sta per Uno, ovvero il più grande e il più forte, primato condiviso tra Gino Bartali e Fausto Coppi per quindici anni. Rivalità che appassionò il mondo del ciclismo attraversando il confine italiano a partire dal 1940, anno in cui Coppi vinse il suo primo Giro e da quel momento, le battaglie tra Bartali e Coppi, tennero il pubblico incollato alla radio e alla televisione.
La V è per il leggendario velodromo Vigorelli, costruito nel 1935, teatro di record di nove ore, il primo realizzato nell'anno della sua inaugurazione da Giuseppe Olmo, seguito da Maurice Richard, Frans Slaats, Maurice Archambaud, Fausto Coppi, Jacques Anquetil, Ercole Baldini e l'ultimo nel 1957 da Roger Rivière.
La W è per ricordare il corridore belga Wouter Weylandt, morto all'età di 26 anni durante il Giro d'Italia il 9 maggio 2011, nella discesa del Passo del Bocco, vicino a Genova, durante la terza tappa.
La X sta per XII, ovvero Papa Pio XII, che lasciò un segno nella storia del ciclismo italiano consacrando nel 1949 la Madonna del Ghisallo come patrona dei ciclisti. La fiaccola, portata soprattutto da Gino Bartali e Fausto Coppi, si trova ancora all'interno del santuario, sopra il Lago di Como.
La Y come Yad Vashem per il 2013, anno del memoriale a Gerusalemme, realizzato in memoria delle vittime ebree della Shoah e che ha riconosciuto Gino Bartali come Giusto tra le Nazioni. Il campione toscano, utilizzando lo status di atleta, all’interno della sua bici trasportava, di contrabbando, i documenti falsi per salvare gli ebrei. Per tanti anni Bartali si rifiutò di parlare di questi atti di resistenza, che pertanto rimasero a lungo sconosciuti.
L’abbecedario del ciclismo italiano, redatto da L’Equipe, termina con Z come De Zan, il mitico Adriano De Zan, voce storica delle gare ciclistiche trasmesse dalla Rai dal 1955 al 2000 con voli lirici che senza dubbio gli erano stati tramandati dai suoi genitori, cantanti d'operetta. Morì nel 2001 all'età di 69 anni, un anno dopo aver lasciato la Rai.