Se vi manca qualcosa, al giorno sempre troppo lungo a finire di oggi.
Se a voi che amate lo sport del Ciclista e la scrittura del Poeta, come se ambedue con un Medico di guardia al fianco fossero le uniche figure con cui al mondo valga la pena dialogare ed accompagnarsi.
Se a voi manca qualcuno che a pagina piena non vi parli di Ibrahimovic o Amadeus, di Ferragnez o Geolier, ma vi ravviva e vi riavvia i vostri capelli biondi diventati canuti con i nomi di Desiree Keteleer e Antonino Catalano…
Se a voi, resi oggi glaciali dalla vita o da una gerarchia di valori che non più tollerate, e neanche più siete peraltro plausibili come scettici in blues…
Se a voi manca il desiderio di una sera che non finisca, come di un libro troppo breve di pagina a fronte della sete di amore non inteso che ormai patite, Coppi del ‘47 e Bahamontes del ‘58, voi già sommersi dalle festività ad ogni calcio sospinto...
Se a voi manca l’indirizzo di un buen retiro sentimentale che non sia quello elargito a suon di dobloni dalla premiata ditta Barbieri, Borghese e Cannavacciuolo...
A voi che sapete perché nel 1982 Bruno Raschi rinuncio’ alla vicedirezione della Gazzetta, per poter tornare a scrivere senza viltà di ciclismo, e non di Mundial…
A voi tutti, che dello sport del ciclismo cantato, e non tradito e non usurpato da chi il suo unico paradigma est/etico non conosce, consigliamo senza tema alcuno di leggere ‘Alfonso Gatto - Il poeta in bicicletta’ di Massimo Cerulo, edito da Ortothes, per la collana Il Sillabario, presentato di recente con il sociologo Alfonso Amendola, a Napoli Città del Libro.
Le cronache di Gatto del Giro del ‘47, e quelle del Tour ‘58 e del Giro ‘59, qui riprese con un garbo infinito, vi faranno comprendere - per una estrema scelta di vita - di quale sintonia valga essere vissuto un batticuore. E leggere, per esigenza squisita di rileggerla, ancora una pagina.