Si è chiuso, come prevedibile, con una tappa super intensa il Giro Next Gen 2024. Alla fine, a festeggiare, sono stati due ragazzi del 2005, due primi anni. Matthew Brennan si è preso la tappa al termine di una fuga che ha resistito per una ventina di secondi al ritorno del gruppo, grazie ad un lavoro super dei compagni Pietro Mattio e Darren Van Bekkum, anche loro in fuga, mentre Jarno Widar, nonostante gliela abbiano fatta sudare, si è portato a casa la Maglia Rosa.
Brennan è un primo anno, classe 2005, da ragazzino ha alternato pista e MTB e adesso è un corridore molto veloce, che può dire la sua in volata ma anche nelle classiche più vallonate. Il suo sogno è il Giro delle Fiandre perché è una corsa “in cui non ti puoi nascondere” e il suo idolo “è Michal Kwiatkowski, perché è un vincente ma anche un grande uomo squadra”.
«Volevamo andare in fuga e ci siamo riusciti - ha detto Brennan -. Il primo è stato Mattio, poi Van Bekkum e alla fine sono riuscito ad inserirmi anch’io. Siamo stati bravi a portarla fino alla fine, i miei compagni sono stati fantastici. Temevo ci riprendessero, ma Bisiaux ci ha dato una grande mano ed è stata la chiave per arrivare. Non ho sofferto in salita, questo è il tipo di percorso che più preferisco. Non mi piacciono i percorsi troppo piatti, qualche salita esplosiva non mi dispiace. Penso sia un bel punto di partenza per me. Per come è andata questa settimana, con i ritiri di alcuni dei nostri capitani, siamo riusciti a concludere alla grande».
Dietro, invece, Jarno Widar difendeva con le unghie e con i denti la Maglia Rosa: rimasto da solo dopo il grande sforzo dei suoi compagni per inseguire i vari attaccanti, in particolare Florian Kajamini, che si è mosso nelle prime battute, e poi Léo Bisiaux, che si è inserito nel tentativo che poi è andato all’arrivo, Widar si è messo in prima persona a tirare il gruppo. «È uno dei miei difetti, faccio fatica a rimanere al mio posto in gruppo, spendo tante energie, ma oggi dovevo farlo» ha detto dopo l’arrivo.
Significativo è stato l’abbraccio col compagno Milan Donie, probabilmente il suo miglior gregario questa settimana, arrivato al traguardo dopo 8 minuti. Widar, già sul retro-podio, è uscito e gli è corso incontro: entrambi sono scoppiati a piangere, una liberazione dopo una settimana di battaglie inseguendo il sogno rosa.
«È una sensazione strana, non riesco a spiegarla a parole, troppo bello cazzo… – ha detto senza mezzi termini Widar -. Devo tutto alla squadra, 99% di questa vittoria è merito loro, solo l’1% è merito mio. Questa settimana ho fatto segnare numeri importanti, ma per battere i professionisti devo imparare a muovermi meglio in gruppo e spendere meno energie. Credevo alla vittoria, nel ciclismo la chiave è avere fiducia nei propri mezzi. Festeggiare? Ho un areo da prendere tra poche ore, purtroppo non c’è tempo. Ma questo trofeo lo metterò in camera, al fianco del mio letto. Ci vediamo al Giro della Valle d'Aosta».