La famiglia Niboli e il ciclismo. No, non è un refuso per dire Nibali. Parliamo proprio della dinastia industriale dei Niboli, "fondata" oltre cinquant'anni fa da Silvestro Niboli nella provincia bresciana e portata avanti oggi dai figli Andrea, Orlando, Marilena, Ilario, Valeria, Federica e Roberta. Il gruppo è Silmar (unione dei nomi del fu patron Silvestro e della moglie Margherita) che comprende tre grosse aziende: Fondital, Raffmetal e Valsir.
L'ultimo nome della triade dovrebbe dire qualcosa ai più attenti spettatori del ciclismo: Valsir, attiva dal 1987 nel settore idrotermosanitario, dai tubi di scarico ai riscaldamenti a pavimento, ha intrecciato un legame con le due ruote che gradualmente è scivolato dall'essere soprattutto motociclistico, al fianco della mitica Ducati, al divenire sempre più ciclistico.
Già vent'anni fa la sponsorizzazione del campione iridato Igor Astarloa ai tempi della Lampre, con tanto di successiva naming sponsorship del team Barloworld che divenne per una stagione Barloworld Valsir. Ma è dal 2019 che Valsir ha creato un solido allacciamento col mondo del ciclismo, entrando tra i partner ufficiali delle gare organizzate da RCS Sport. È solo l'inizio di un processo che porta con sé l'ampliamento del "carnet di gare" anche al di fuori dell'universo RCS, toccando Giro di Polonia, di Portogallo e persino la Vuelta di Spagna.
Rimanendo in Italia, l'azienda lombarda intuisce che a latere del Giro c'è un altro evento che presenta opportunità formidabili: il Giro E. Nel 2020 ecco la prima squadra Valsir, dal 2022 addirittura due squadre. Cosa implica ciò? Ce lo spiega, e in tal modo esemplifica cosa possa voler dire per un'azienda investire oggi nel mondo della bici, colui che gestisce le sponsorizzazioni ciclistiche di Valsir: Paolo Zanni, amico di Andrea Niboli e capo dell'agenzia Creations.
«Abbiamo un trio d'eccezione a rappresentarci - racconta Zanni, riferendosi ai tre personaggi che potete vedere nella foto di quest'articolo - ovvero i due capitani Igor Astarloa, sempre lui, e Gianni Bugno, insieme al super testimonial Sonny Colbrelli. Tre Mondiali in tutto... anche se sono due di loro ad averli vinti (Bugno e Astarloa, ndr)! Affettuose battute verso il grande Sonny a parte, avere due team al Giro E significa permette ogni giorno a ben dieci persone, cinque a squadra, di vivere una giornata unica, pedalando con dei campionissimi sulle strade del Giro d'Italia e gustandosi poi l'arrivo della tappa del Giro nel truck hospitality Valsir. Oltretutto in queste due settimane avremo altri super testimonial che si alterneranno, come Freire, Tonkov e Clavero. Nessun altro sport e nessun altro tipo di evento ci permette di offrire un'esperienza così immersiva e "in prima persona" a un numero così alto di persone e per un numero di giorni così prolungato. Per noi è un modo imparagonabile di consolidare il rapporto con rivenditori e progettisti, che a prescindere dalla loro prestanza atletica possono sentirsi protagonisti e portarsi dentro un'emozione che non si sarebbero mai sognati.»