Pelayo SANCHEZ. 10 e lode. Ha 24 anni, ma corre da veterano. Quello che colpisce è la sicurezza che mostra anche nel momento topico, nel momento finale e totale: la volata con Julian Alaphilippe. Seconda vittoria stagionale per il ragazzo della Movistar guidata da Maximilian Sciandri, la terza in carriera, la prima in un Grande Giro. Oggi grande lo è anche lui.
Julian ALAPHILIPPE. 6. Perde ciò che ha sempre vinto. Solo tre anni fa in una situazione del genere non solo avrebbe vinto, ma avrebbe fatto le buche per terra. Fa tutto bene, fa tutto giusto, ma nel ciclismo poi resta sempre quell’antico fattore gambe che fa la differenza, e quelle dell’ex iridato, oggi, sono queste qui. Per sempre grati. Per sempre LouLou. Merci.
Luke PLAPP. 8. Il 23enne australiano di Melbourne lotta da par suo con grande generosità e continuità. Alla fine arriva un po’ in riserva, ma ci sta. Applausi. Plapp plapp plapp.
Andrea PICCOLO. 6,5. Ha fretta, talmente fretta che è il primo a scattare già da Torre del Lago Puccini. Tutto il giorno a battagliare, come piace al magentino. Un quarto posto che non lo soddisferà di certo, ma è pur sempre qualcosa, meglio di niente.
Jonathan NARVAEZ. 6,5. Il 27enne ecuadoriano ex maglia rosa fa corsa d’avanguardia: ormai questa è la sua dimensione.
Tadej POGACAR. 7. Non si fidavano, nemmeno oggi: vedrai, farà il diavolo a quattro. Non si è fatto nemmeno in tre e tantomeno in due. Ha lasciato fare, rifugiandosi nel suo desiderio di solipsismo: c’è anche domani.
Damiano CARUSO. 17. È dall’inizio del Giro che soffre di bronchite. Sabato aveva anche qualche linea di febbre. Certo che Damiano non si fa impressionare da queste cose e anche se per guarire certi malesseri l’ideale sarebbe il caldo tepore di un letto, lui come tanti corridori smaltisce questi mali di stagione in sella alla bici: fin quando riesce a starci sopra. Oggi, per la serie piove sempre sul bagnato, nell’ultimo tratto di sterrato scivola per terra. Dannazione!
Andrea VENDRAME. 7. È l’ultimo, questa mattina, ad entrare in questo gruppetto di avanguardia. Con lui Kaden Groves (Alpecin - Deceuninck), Pelayo Sánchez (Movistar Team), Julian Alaphilippe (Soudal Quick-Step), Luke Plapp (Team Jayco AlUla), Matteo Trentin (Tudor Pro Cycling Team) e Filippo Fiorelli (VF Group - Bardiani CSF - Faizanè). Da questo drappello viene fuori la corsa, viene fuori il vincitore e qualche vinto, ma tutti degni di un caloroso applauso.
Mikel HONORÈ. 8. Era finito per le terre con il povero Biniam Girmay. O meglio, è finito contro un cartello stradale per evitare proprio il corridore eritreo. Nessun osso rotto per Honoré, ma un taglio in faccia e una costola incrinata appena sotto la scapola, che non è propriamente meglio. Mikel stava pedalando di buona lena, la condizione era quella dei giorni migliori, ma un cartello l’ha per così dire rallentato, non fermato. Con una costola rotta è ancora qui, a dare battaglia. Onore ad Honoré!
Wouter WEYLANDT. 13. Tredici anni fa la morte di un ragazzo che nel gruppo ha lasciato un profondo ricordo. Il numero 108 di un Giro mai terminato. Una sbandata lungo la discesa del passo del Bocco, l’impatto fatale contro la parete di pietra. Il ciclismo che piange un suo figlio, il Giro che non dimentica il sacrificio di un ragazzo speciale.