Gianfranco Battaglia ha 82 anni e qualcuno crederebbe che, dopo il tanto tempo trascorso nel mondo del ciclismo, ora potrebbe godersi la meritata pensione e i bellissimi nipoti. Invece no, il richiamo della foresta, anzi... dello sport ciclistico è tuttora fortissimo e Battaglia senior continua a dedicarsi al ciclismo sotto varie forme, come ad esempio l'organizzazione – insieme al figlio Angelo presidente dell'ormai storica Unione Ciclistica Lucchese - del prestigioso Trofeo Città di Lucca nazionale per dilettanti, che il prossimo 29 settembre celebrerà la 53a edizione, unitamente al ricordo di Giacomo Puccini che fu un ciclista ante litteram. Nulla di meglio che fare una chiacchierata con questo grande personaggio dello sport lucchese, originario della frazione di Fagnano.
Ci riassume i suoi trascorsi nel ciclismo?
«Ho vissuto per 55 anni in questo sport che continuo ad amare, a partire dal 1969. Per 31 anni ho svolto la mansione di Giudice Nazionale e per 20 anni quella di presidente del comitato provinciale FCI di Lucca, con all'attivo 48 gare organizzate. Di recente il C.O.N.I. mi ha conferito la Stella d'Argento, mentre la Stella di Bronzo è andata all'UC Lucchese. Ho tre figli Mario, Serena e Angelo, insieme al quale mi occupo tuttora dell'organizzazione di gare».
- I ricordi più belli della sua carriera di Giudice a livello nazionale?
«Risalgono a quando ho iniziato ad essere incaricato dei servizi in gare importanti. Cominciai con la Tre Valli Varesine, poi ho preso parte a tappe al Giro d'Italia, alla Tirreno-Adriatico, a Classiche e campionati italiani su pista, su strada come quello vinto da Saronni ad Arezzo e il campionato mondiale Juniores 2013 a Firenze».
Mai tifato per nessuno dei campioni?
«Coppi è stato il mio prediletto, ma ricordo con nostalgia l'era della rivalità tra Moser, un generoso, e lo scaltro Saronni, un periodo che fece molto bene alla popolarità del ciclismo».
Moser ha vinto le due ultime tappe a cronometro del Giro d'Italia disputate a Lucca e quest'anno il Giro torna nella nostra città, cosa ne dice?
«Un ritorno che fa piacere, ma il percorso della tappa di quest'anno non mi sembra troppo impegnativo, si era addirittura ipotizzato di organizzare una tappa a cronometro tra Torre del Lago e Lucca, ma la RCS non ha gradito la proposta».
E' vero che avevate il progetto di organizzare il campionato italiano Professionisti a Lucca?
«Sì, quando nel 2022 abbiamo rilevato la guida dell'UC Lucchese, io e Angelo ci siamo dati un programma triennale per tentare di allestire il tricolore professionisti. Avevamo già il consenso del Comune di Lucca, ma dopo le elezioni gli amministratori sono cambiati e al campionato italiano si è preferita la tappa del Giro. E dire che, con il certo supporto della Fondazione Puccini, e con lo stesso importo necessario per avere una tappa del Giro, si sarebbe potuto allestire agevolmente la settimana tricolore a Lucca, con tutte le categorie ciclistiche partrecipanti».
In definitiva il 53°Trofeo Città di Lucca del 29 settembre è il vostro fiore all'occhiello?
«Certamente, l'UC Lucchese ha compiuto 80 anni e questa gara è la più importante della nostra provincia. Io sono il responsabile organizzativo e a gennaio avevamo già l'adesione di una decina di squadre di altre regioni. Poi, quale altra gara può permettersi un arrivo così bello e spettacolare sulle mura urbane di Lucca? Inoltre faremo sosta e partenza da piazza Cittadella, davanti alla statua di Giacomo Puccini. Intanto confermo che per l'anno prossimo abbiamo richiesto l'organizzazione del campionato italiano Elite e Under 23 : siamo soltanto due società in lizza e perciò abbiamo ottime probabilità di ottenerlo».
Com'è la salute del ciclismo lucchese?
«Pessima. Purtroppo c'è ben poco da stare allegri, solo nel capannorese sta nascendo qualcosa di positivo. Allo stesso tempo abbiamo troppi Amatori, una categoria molto autoreferenziale e che non porta giovani al ciclismo. A livello atletico speriamo che Edoardo Cipollini cresca ancora, mentre la Gragnano di Carlo Palandri va ammirata per impegno e risultati ottenuti».
In definitiva la situazione è brutta: latitano sponsor, soldi e giovani che scelgano il ciclismo.