Tre giorni fa alla presentazione delle corse primaverili di RCS Sport era ospite e "relatore" pure un... collega (o concorrente, se preferite questa sfumatura) degli organizzatori guidati da Urbano Cairo: Pippo Pozzato, artefice della giovane ma a suo modo già iconica settimana veneta di fine stagione a ottobre.
A margine dell'evento, davanti alla parata di trofei nel Village Credit Agricole di Milano, abbiamo approfittato per rivolgergli qualche domanda.
Cosa "ruberebbe" alle corse RCS? Non vale dire il budget...
«Allora dico la categoria!»
Ecco, come procede il percorso verso il World Tour del Giro del Veneto e della sua creatura, la Veneto Classic?
«Continuiamo ad agire in tale direzione, in un paio d'anni sono passate entrambe da .1 a .Pro e in un simile lasso di tempo vogliamo provare a portarle nella massima categoria. Il Giro del Veneto ha un'importante storicità ed è una delle corse più antiche d'Italia, per quanto riguarda la Veneto Classic ci stiamo impegnando fortemente per renderla una gara al passo con i tempi e attrarre tanti giovani.»
Quest'ultima, del resto, è proprio la filosofia della sua società PP Sport Events. La settimana Ride the Dreamland, divenuta quasi un brand, oltre alle due corse su strada sopracitate comprende sia una gara gravel che una pedalata priva di agonismo e ricca di divertimento. Inoltre, sulle salite della Veneto Classic abbiamo assistito al Tisa Party sul recente modello belga. In aggiunta a tutto questo, pochi giorni fa avete riunito parecchi appassionati in occasione del Martedì Grasso, con il Carnival Circuit tenuto nel vostro quartier generale di Sandrigo. Com'è andata?
«Bene! È una ride come quelle che si fanno spesso d'estate, con la differenza che abbiamo fatto chiudere le strade e allestito un circuito che è diventato spontaneamente una pseudo-gara per chi l'ha intrapresa con più spirito di sfida, rimanendo una semplice e serena festa per chiunque volesse solo andare in bicicletta. Una fantastica festa è stata poi quella serale nella nostra sede, dove la gente si è divertita e ha ballato fino a tarda notte. Goliardia e coinvolgimento tramite il ciclismo.»
Riprendiamo il discorso agonistico e la magica parolina WorldTour: sta ancora lavorando per costruire l'agognato team italiano?
«Abbiamo parlato per un anno con un'azienda, che però in autunno (dopo gli incontri di cui parlavamo QUI ndr) ha preferito investire in un altro sport per questioni di budget. Vediamo se riusciremo a trovare altri sponsor, comunque il sogno di creare una squadra competitiva persiste. Far subito una WT oggi è difficilissimo, visto oltretutto il sistema del ranking UCI triennale, ma metter su intanto una formazione di buon livello con la quale tentare il salto di qualità è sicuramente un obiettivo.»
Facciam finta per un attimo di avere fondi illimitati, da quali nomi partirebbe per un organico ideale?
«Al di là di questo o quell'altro, è fondamentale assemblare i corridori in modo sensato. Per essere validi non serve per forza il fuoriclasse, ma una solida base e la visione per capire quali sono i talenti migliori e puntare su di loro. Così come attorno ai talenti non serve l'elemento necessariamente di esperienza, bensì quello di sostanza. Così si rafforza l'ossatura che consente ai campioni di vincere.»
Come vede la stagione di classiche primaverili ormai alle porte?
«Proveniamo da una delle più spettacolari della storia, mi auguro di vedere una Milano-Sanremo altrettanto bella e sono curioso di vedere la Strade Bianche con l'aggiunta del circuito finale con doppio Pinzuto-Tolfe: secondo me è stata un'ottima mossa, credo molto nei circuiti che permettono di far vedere i ciclisti più volte agli spettatori. Allargando lo sguardo e comprendendo anche il Nord, sarà un'annata scoppiettante e piena di campioni: sono davvero curioso di vedere all'opera un protagonista come Van Aert dopo aver optato per un inverno un po' in sordina.»
A bruciapelo, preferisce lui o Van der Poel?
«Domanda complessa perché son due grandissimi, VDP ha più classe ed è più personaggio ma penso che WVA sia più forte: a una parte del pubblico può sembrar meno forte e la sua gestione è stata a volte rivedibile, tuttavia il modo in cui Wout va forte nell'intero calendario e letteramente in ogni tipo di contesto è eccezionale!»
Chiudiamo con un altro "bivio" ma legato a un unico uomo: il suo omonimo Ganna. Anno olimpico e Parigi 2024 a parte, per il prosieguo della carriera di Ganna lei è del partito Grande Pippo, ma adesso privilegia la strada per puntare alle vittorie in linea più prestigiose o del partito Continua con la pista e la doppia attività di sempre?
«Si parla giustamente di multidisciplina, di super stradisti venuti dagli sterrati e dai velodromi, poi appena abbiamo un fenomeno del suo calibro qualcuno sostiene che debba mettere da parte una disciplina! I risultati su strada sono in parte merito della pista, chiudere con essa sarebbe un errore grossolano: ritengo che Ganna non vada snaturato e ben venga il percorso seguito finora. Percorso che lo ha condotto a potersi giocare la Sanremo alla pari con gli altri big, smentendo peraltro la mia precedente opinione per cui lui non potesse vincere una classica.»
Affermazioni che cerchiano ancor più in rosso la data del 16 marzo.
(QUI invece l'intervista a Marta Bastianelli, mentre un altro paio di contributi dalla mattinata di giovedì li potrete ascoltare domani nel nostro podcast BlaBlaBike)