Davide Gabburo ha compiuto ad aprile 30 anni, sta per cominciare la sua sesta stagione da professionista, eppure è di gran lunga il più esperto (insieme ad Alessandro Tonelli) della VF Group-Bardiani CSF-Faizanè versione 2024. Questo basta a far capire il percorso intrapreso dai Reverberi, tutto improntato sui giovani, con un’età media di 23,8 anni.
«Beh siamo la squadra più giovane del gruppo, si fa presto ad essere tra i più vecchi - ha detto Gabburo, che questo inverno si è concesso una vacanza on the road in Florida -. Quindi no, nessuna ansia da età. Poi, devo essere sincero, non avverto questa gran differenza coi ragazzi, anche se hanno 10 anni di meno mi sembra di stare assieme ai miei coetanei. Rispetto alla mia generazione maturano molto prima, non solo fisicamente ma anche mentalmente. È uno di quei cambiamenti che il ciclismo ha reso inevitabile».
Il corridore veronese è passato tra i professionisti piuttosto tardi, nel 2019, a 26 anni, dopo che Ivano Fanini con Amore&Vita Prodir gli aveva offerto la possibilità di correre in un team Continental nella stagione 2018: prima con un anno in Neri Sottoli, poi uno in Androni, e ora da 4 anni è col Green Team. «Ho 30 anni ma mi sento ancora un giovincello per fortuna. Fisico e mente stanno bene. Certo, è difficile dire a che punto della mia maturazione sono, perché il ciclismo è in continua evoluzione, i metodi cambiano e bisogna sempre rimanere al passo. Spero comunque di avere ancora un po’ di anni per divertirmi e togliermi qualche soddisfazione. Non vedo la mia data di scadenza per fortuna».
In questi anni si è fatto apprezzare per i suoi attacchi da lontano, che gli sono valsi diversi piazzamenti e la possibilità di emergere in mezzo al gotha del ciclismo mondiale, come accaduto al Giro d’Italia 2022. Quest’anno ha mantenuto lo stesso modus operandi: «Si sa come siamo fatti noi corridori, non siamo mai totalmente contenti di quello che siamo riusciti a fare durante la stagione. Vale anche per me, sono abbastanza soddisfatto della mia annata ma speravo in qualcosa di più. Per vincere bisogna farsi trovare al posto giusto al momento giusto, ci sono andato vicino al Poitou-Charentes ma purtroppo mi sono dovuto accontentare del secondo posto. È vero, non è così banale per corridori con le mie caratteristiche trovare la giornata giusta. I velocisti ormai riescono a tenere tappe con 3 mila metri di dislivello e gli arrivi nelle grandi salite non fanno per me. Devo affidarmi alle care vecchie fughe da lontano, cercando di dire la mia in quegli arrivi un po’ più esplosivi e difficili da interpretare».
In un ciclismo che cambia pelle di continuo, la Bardiani vuole tenere il passo, abbracciando il cambiamento senza troppe remore. «La squadra si è evoluta tanto rispetto a quando sono arrivato nel 2021. Ha spostato il focus ancora più sui giovani e ha attenzionato tutti quei dettagli che magari prima erano un po’ più trascurati - ha aggiunto ancora Gabburo -. Ogni anno stiamo facendo uno step in avanti e mi sento di dire che, come metodo, ora come ora, non abbiamo nulla da invidiare a una formazione WorldTour. Il tutto tenendo comunque un clima molto familiare. Il corridore da tenere d’occhio? Giulio Pellizzari. Immagino abbiate già visto cosa è capace di fare, tra gli U23 ma anche tra i prof. Ma non è l’unico».
In questo momento la squadra è a Benidorm, dove ci resterà per qualche altro giorno prima di salutare tutti per il Natale e dare i primi appuntamenti per le gare: «Non ho messo nessun paletto per il nuovo anno, anche perché non ho ben chiaro quale sarà il mio calendario - conclude Davide -. Ovviamente tutto ruota come sempre attorno al Giro d’Italia, mi piacerebbe arrivare pronto lì dopo aver ottenuto magari qualche bel risultato. Ma prendo quello che viene, anche perché le corse più piccole magari devono ancora svelare il percorso, quindi è davvero difficile fare una lista dei desideri. E c’è anche l’Asia. Quest’anno ho corso per la prima volta e devo dire che mi sono divertito. Era tutto un po’ più spartano, ma nel complesso è stata una bella esperienza che non mi dispiacerebbe ripetere».