I giovani incalzano, ma Elia Viviani tiene alto l'onore dei Millenials contro la Generazione Z che ormai la fa da padrone anche nel ciclismo. Dopo aver vinto la prima tappa del Tour of Guangxi il 34enne veronese è leader della corsa cinese, che oggi lo ha visto precedere il 23enne Milan sul traguardo di Beihai.
Prima di rispondere alle nostre domande, Elia con la maglia rossa simbolo della testa della classifica generale scherza dopo averci visto intervistare il giovane rivale Jonathan. «Vi ha mica detto che domani vuole battermi?» e poi si concede ai microfoni raggiante come non mai.
Contento di aver vinto questa sfida generazionale tra velocisti azzurri?
«Sì, ma sono anche contento che Jonny sia tornato a sprintare. Condividendo il gruppo della Nazionale so che da dopo il Giro d'Italia ha faticato a ritrovare le sensazioni che voleva. Come gli ho detto dopo il traguardo deve essere soddisfatto del fatto che lo abbia superato solo io, se ci sono riuscito era perchè io ero in una posizione ottimale e ho sfruttato la sua volata lunga di 300 mt. Contro i miei interessi nei mesi scorsi gli avevo suggerito di finire bene l'anno perchè l'anno prossimo lo aspetta una nuova avventura in cui avrà il ruolo di leader e un conto è arrivarci con una vittoria recente e un altro se da maggio non riesci ad alzare le braccia al cielo. Sono felice lui si sia ritrovato e per me di essere finalmente tornato a vincere nel World Tour. Jonny è diventato campione olimpico a 20 anni, non è da tutti, l'anno prossimo con il resto della Nazionale mi auguro davvero faremo grandi cose».
Questo successo quanto vale?
«Tanto perchè era 4 anni che non riuscivo a festeggiare nella massima serie del ciclismo su strada. Ho riletto ieri un tweet in cui si ricordava che nel 2018 vinsi 18 gare, restare a secco nel 2020, vincere 7 corse nel 2021 e solo 2 l'anno scorso mi ha costretto a cambiare dimensione e a non mollare. In questa stagione ho colto la prima vittoria solo una settimana fa, ma non ho mai perso la convinzione che se ricevo il giusto supporto posso ancora dire la mia. Per essere competitivo contro i migliori sprinter servono sia gambe che testa, soprattutto a fine stagione. Tra Croazia e Cina ho trascorso 10 giorni a casa, in cui non è stato facile allenarsi. Devi conoscere il tuo corpo e gestirti bene, accorciare le ore tanto ormai è inutile pedalare per 5-6 ore, meglio macinarne 4 ma di qualità. Io ho trascorso qualche giorno in pista: con la scusa di testare dei materiali mi sono “obbligato” a svolgere lavori specifici».
Rispetto al passato non hai un team a tua disposizione sempre, questo quanto incide?
«È difficile dover aspettare la propria occasione, ma ero consapevole che Ineos Grenadiers è una squadra votata soprattutto ai grandi giri. Sarò felice se dopo Parigi2024 avrò un'altra medaglia al collo. In vista dei prossimi Giochi Olimpici volevo un ambiente che conoscevo già, le opzioni erano tornare alla Quick Step o nel gruppo Sky, la prima possibilità non si è concretizzatata mentre la seconda sì. Sono felice di essere qui e di stare mandando segnali importanti alla squadra. Come ho già detto, sono certo che se sto bene e ricevo il massimo supporto dai compagni come è avvenuto oggi posso vincere ancora un bel po' di corse».