Gaetano Manfredi, il sindaco di Napoli Città metropolitana, dichiarò pubblicamente a maggio scorso, all’indomani del successo della Napoli - Napoli del Giro d’Italia 2023, che era stato ratificato un accordo di massima con RCS Sport, perché Napoli ospitasse anche nel 2024 la corsa rosa. Se ciò fosse, avanziamo dalle colonne di questo giornale, voce autorevole del Sud, la proposta che la più importante manifestazione sportiva d’ Italia, paradigma di giovinezza e primavera, dedicasse un suo spazio a Caivano, e alla sua infanzia così impietosamente vilipesa da una attualità imperante, senza futuro.
Sarebbe emblematica una partenza non agonistica, una passeggiata per le sue strade, prima del via lanciato, se non un traguardo volante intermedio, di una tappa disegnata nel territorio napoletano.
Qui a Caivano, e non solo per caso o per un conforto mediatico, ancora, ma anche per rinvigorire una mai sopita vocazione sportiva, e ciclistica in primis, di un habitat che un secolo prima del Parco Verde ha visto nascere, antichissima, la Coppa Caivano, la più gloriosa classica di ciclismo del Sud. 1910, fondata per merito della Boys Caivanese, ancora in calendario, e da qualche anno dedicata proprio al ciclismo femminile, una Caivano 'in rosa'.
Fu la classica di Learco Guerra, il campionissimo amato dai napoletani dell’anteguerra, da fare spostare addirittura - si raccontava - l'orario di un funerale, quando nel '30 la conquistò da campione d'Italia.
Oggi non si chiede mica questo, corrono altri tempi per altri disastrati mondi, ma se la rutilante festa di maggio e le biciclette raggianti del Giro ispirassero solo la vocazione di un esordiente ciclista in più a Caivano, avremmo un baby pusher stupratore, buono per fiction sbagliate, in meno. Non molto, ma forse già tanto.
da Il Mattino, 3 settembre 2023