Alessandro Romele si è aggiudicato la sesta tappa del Giro Next Gen, regalando all'Italia il primo successo in questa edizione della corsa U23. Purtroppo per lui, la soddisfazione finora più grande della sua carriera è arrivata in una delle giornate più tristi per il ciclismo. E Romele lo sa bene.
«Mi hanno detto della scomparsa di Gino mentre stavo festeggiando, una notizia sconvolgente, fa davvero male - ha detto il portacolori della Colpack Ballan -. La vittoria la dedico a lui, lo ricorderemo per sempre. Molte volte non ci si rende conto che ogni giorno siamo in sella a rischiare la vita ci siamo noi, tra allenamenti, macchina nel posto sbagliato o discese pericolose. È vero, questi pericoli fanno parte del nostro sport, ma bisogna venirsi incontro e cercare di ridurre il più possibile qualsiasi tipo di rischio».
Ciò non toglie che per Romele sia una vittoria importante, che si aggiunge a quella de Il Liberazione di fine aprile. «Dico la stessa cosa che ho detto dopo il Liberazione, è una vittoria che può essere solo un punto di partenza per me e per la mia carriera - dice ancora Alessandro, che ammira Van der Poel, ha studiato Gimondi ed è cresciuto con gli allenamenti di Marco Serpellini -. Certo, imporsi in un contesto così prestigioso, con quasi tutti gli U23 migliori del mondo, ti dà una convinzione nei tuoi mezzi ancora maggiore. Quindi spero sia un ulteriore slancio verso il mio obiettivo, quello di passare professionista. Già il prossimo anno? Non lo so, ma sento di aver fatto un netto passo avanti rispetto all’anno scorso. Vediamo come andrà avanti la stagione e se avrò dimostrato abbastanza da diventare professionista».