L’interrogativo che non troverà mai risposta se lo sono fatto più d’uno, a incominciare da lui, da Giulio Ciccone, il Grande assente del Giro, l’uomo d’Abruzzo che si è visto sfilare un sogno da sotto il naso e ha visto filare via la corsa rosa proprio da casa sua, tra la sua gente. Alla fine di tutto, adesso che abbiamo visto come è stata la corsa e come è andata a finire, forse il ragazzo della Trek-Segafredo (Lidl-Trek dal 30 giugno) avrebbe potuto dire la sua, chissà…
A marzo Giulio pedalava di tutta lena con Roglic, Evenepoel e Almeida. In una circostanza li ha pure battuti, come a Vallter al Catalunya. Non avrebbe corso per la maglia rosa, questo lo aveva detto a chiare lettere fin da subito, però è altrettanto vero che l’appetito vien mangiando e se si fosse trovato lì, non si sarebbe chiaramente lasciato scivolare indietro. Oggi il 28enne abruzzese della Trek-Segafredo si rimette in viaggio. Soprattutto si rispilla il numero sulla schiena e fino a domenica prossima sarà al Giro del Delfinato, dove troverà Vingegaard e Bernal, Mas e Gaudu, oltre a tanti altri colleghi che come lui hanno in programma le strade del Tour. (Prima tappa, 158 km mossi attorno a Chambon-sur-Lac, diretta Eurosport dalle 15.15, RaiSport 15.45, ndr.
Racconta oggi l’abruzzese a Ciro Scognamiglio sulla Gazzetta. «Quanto mi ha fatto male rinunciare al Giro? Tanto, specie nei primi giorni che sono stati bui. E se fosse stata una rinuncia per una caduta, l’avrei accettata meglio. Però non ho potevo fare altrimenti: ho avuto sintomi abbastanza forti, a cominciare dalla febbre alta. Ho perso una settimana, poi ho avuto una ricaduta. La prima metà di maggio è stata difficile, ma da un po’ sto riuscendo a lavorare con costanza e qualità. Sto andando nella direzione giusta per tornare al mio livello più alto. Arriverò pronto al Tour, e sono super-motivato per i nuovi obiettivi».
Poi il domandone delle cento pistole: cosa avrebbe potuto fare contro Roglic, Thomas...? «Sapevo quanto valevo prima di ammalarmi, e i risultati della primavera lo avevano già dimostrato. La corsa è andata come poteva piacermi. Tante volte è arrivata la fuga, tante tappe dure se le sono giocate gli scalatori... Il rimpianto c’è, peraltro il passato non si può cambiare».
Come affronterà il Tour? «Partirò con due grandi obiettivi: vincere una tappa (che mancò quando nel 2019 vestì la maglia gialla per due giorni, ultimo italiano, ndr) e conquistare la maglia a pois degli scalatori. E poi, supportare la squadra – spiega Giulio che il 21 giugno prossimo porterà all’altare Annabruna a Chieti (invece del viaggio di nozze sarò al Tour, e penso che per un ciclista sia la cosa più bella!)-: la Trek sarà molto competitiva. Io non avrò ambizioni di classifica, ma voglio andare forte in salita. E so che se sto bene posso riuscirci, i miei numeri li conosco. Il Delfinato mi servirà a mettere giorni di competizione nelle gambe e far fatica. Ah, prima del Tour ci sarà il campionato italiano in linea, in Trentino il 24 giugno. Pure quello è un grande obiettivo perché so che ci arriverò in una ottima condizione».