Si è rivelato a inizio anno alla Vuelta San Juan, vincendo la classifica dei giovani della corsa argentina al debutto tra i professionisti, e si sta confermando al Tour of the Alps come uno dei talenti più interessanti in ambito internazionale.
Matthew Riccitello è nato 21 anni fa a Tucson, ma il nome rivela indubbie origini italiane. «Sono abbastanza lontane nel tempo. Il nonno del nonno di mio nonno era originario del sud Italia, probabilmente della zona di Napoli. Mi piace correre in Italia, amo la vostra cultura, i panorami, le montagne» ci racconta al via della tappa finale del TotA questo scalatore puro con il viso da bambino ma il carattere di un ragazzo che sa dove vuole arrivare.
Gli chiediamo se, per caso, abbia il doppio passaporto. Ci farebbe comodo un giovane corridore con le sue caratteristiche.... «Purtroppo no, ho solo il passaporto americano. Se i tifosi italiani però vogliono "adottarmi" mi farebbe piacere, gli incitamenti sono sempre ben accetti» risponde sorridendo alla nostra provocazione il portacolori della Israel-Premier Tech.
Arriva da una famiglia di sportivi. La passione per la bici l'ha ereditata da papà Jimmy Riccitello, triatleta affermato che ha vinto il primo Campionato del Mondo di Triathlon Xterra - un evento off-road - nel 1996, e mamma Tracey, che dopo averlo dato alla luce ci ha messo poco a rimettersi in forma e disputare un Ironman. Riccitello Junior è stato anche nuotatore e corridore in gioventù, ma si è dedicato al ciclismo all'età di 13 anni e ora è focalizzato al 100% sulla sua carriera. «Sono soddisfatto di come sta andando la mia prima stagione tra i grandi. Passo dopo passo sto crescendo, una corsa dopo l'altra aumenta la mia fiducia. Il mio desiderio è partecipare ai grandi giri, non so ancora quando avverrà il mio debutto in una corsa di tre settimane» confida il talento cresciuto alla Hagens Berman Axeon di Alex Merckx.
Per il suo futuro Matthew sogna in grande. «L'ambizione è ritrovarmi al Tour de France con i migliori in salita, intanto imparo dai miei compagni più esperti come Pozzovivo, Froome e Woods. La strada è lunga, ma il tempo è dalla mia parte».