È pur vero che le vittorie si contano ma soprattutto si pesano, ma in materia Tadej Pogacar non è un peso piuma, piuttosto è un peso massimo, perché a 24 anni appena compiuti può vantare già la bellezza di due Tour e due Tirreno, due Lombardia e una Liegi. Da tre anni è chiaramente il numero uno del ranking mondiale. Vi piaccia o no, ha già vinto 51 corse nella massima serie. Quest’anno ha disputato solo sei corse e ne ha vinte quattro più una classifica generale, totale cinque. Che dire?
Si diverte un sacco Tadej e ci diverte. Un po’ meno gli altri, che sanno perfettamente che il ragazzo sloveno non fa sconti, non fa ragionamenti opportunistici del tipo: ti faccio vincere oggi, affinché tu possa darmi una mano domani. Lui, come i grandi dello sport, è l’essenza dello sportivo: il modo migliore per onorare l’avversario è dare sempre tutto sé stesso, sempre. Eddy Merckx era questa cosa qui, non ha mai elargito cadeaux. Anche nei circuiti Eddy era Cannibale, «per rispetto degli avversari, degli organizzatori e degli sportivi che si aspettavano sempre tanto da me», ha più volte ripetuto.
In questo inizio di stagione il fuoriclasse della UAE Emirates ha vinto all’esordio, sullo sterrato della Jaén Paraiso Interior. Il bis due giorni dopo, nella prima tappa della Ruta del Sol, dove fa sua anche la seconda frazione e la quarta. Ieri sesto giorno di gara, e vittoria finale della corsa spagnola. Al suo attivo 51 vittorie a soli 24 anni, cose da far girare la testa, ma ai suoi colleghi gira qualcosa d’altro, per via della sua ingordigia.
Molti aficionados rimpiangono Merckx, salvo poi storcere il naso quando si trovano di fronte a qualcosa di simile. Pogacar è un atleta tutto tondo, che corre da febbraio ad ottobre e a lui non è preclusa nessuna corsa. Non è un corridore specialista, la sua specialità è vincere: ovunque e comunque. Non fa calcoli, non si affida ai watt o agli auricolari, ma al cuore e all’istinto. Non conta le pedalate, ma le vittorie. Ed è quello che conta.
da Il Giornale