Carico e concentrato, ma anche scanzonato e sorridente come di consueto. Davide Formolo ha approcciato il 2023 con la voglia di tornare a farsi vedere davanti dopo un’annata in cui per lunghi tratti si è messo a disposizione dei compagni - che all’UAE Team Emirates sono veramente tutti pezzi da novanta – e ha lasciato forse un po’ troppo in disparte le ambizioni personali.
La squadra si fida di lui, così tra Saudi Tour e Tour of Oman 2023 ha la possibilità di indirizzare già nella maniera corretta la sua stagione: «L'inverno è andato bene, mi sono allenato regolarmente e, soprattutto, i cinghiali sono rimasti nella foresta stavolta» ha scherzato Formolo, che nel gennaio dell’anno scorso era caduto malamente in allenamento a causa di un cinghialino che gli ha tagliato la strada.
Il primo vero test arriverà proprio oggi, nell’arrivo di Harrat Uwayrid al Saudi Tour, che presenta un bel muro di 2,7 km al 12% a 8 km dall’arrivo. Ieri è apparso abbastanza pimpante salendo verso Abu Rakah e, in un arrivo poco adatto alle sue caratteristiche, ha chiuso con un incoraggiante 7° posto. «Ho diverse ambizioni per questa stagione – racconta ancora il 30enne di Marano di Valpolicella -. Qui e in Oman avrò spazio per fare la mia corsa insieme a Felix Großschartner. La gamba sembra girare bene, ma oggi avremo più risposte. La salita non è lunga ma è davvero tosta, alla fine saranno 10 minuti di sforzo e poi un falsopiano fino all'arrivo. È praticamente l'unica salita di questa corsa, ma darà indicazioni importanti, dovrebbe adattarsi bene alle mie caratteristiche, è simile a quelle che trovi nelle Ardenne come pendenze. Ovviamente, però, è la prima gara della stagione, siamo un po' tutti sul "chi va là" per capire chi sono gli uomini più in forma».
Dopo Saudi Tour e Oman, dove corridori con le sue caratteristiche avranno più occasioni per mettersi in mostra, Formolo tornerà in Italia per affiancare Tadej Pogacar a Strade Bianche, Tirreno-Adriatico e Milano-Sanremo, dopodiché farà il Giro dei Paesi Baschi e il Giro d’Italia al fianco di João Almeida e Jay Vine. «Eh sì, al Giro saremo una squadra davvero forte, non vedo l'ora che cominci. Vine? Va veramente forte, già alla Vuelta dell'anno scorso lo aveva dimostrato. Per fortuna ce lo abbiamo dalla nostra parte, possiamo divertirci». Il veronese ha poi detto la sua su quei corridori, come Vine, che arrivano dalle sfide del ciclismo virtuale e che sempre più vengono tenuti in considerazione dalle squadre. «Se vinci quelle challenges, vuol dire che i valori sono davvero ottimi. Certo, stare in gruppo è un'altra cosa, ma se riescono a limare, come si dice in gergo, se imparano a stare in gruppo, allora possono veramente diventare dei corridori importanti. È matematica, i numeri non sono opinabili. Vine, per esempio, ha già saputo farlo e in gruppo ci sta tranquillamente».
L’ultima volta che Davide ha alzato le braccia al cielo è stato al Giro del Delfinato del 2020, due anni e mezzo fa. Mese dopo mese, la voglia di riprovare quelle sensazioni aumenta: «Certo che ho ancora dei sogni per la mia carriera, nel momento in cui smetti di sognare penso sia tempo di andare all'altro mondo. Spero di avere qualche sogno anche a 90 anni». Per questo 2023 il suo sogno è chiarissimo: «Voglio tornare a vincere, magari una tappa al Giro, magari anche qualcosa prima. Il successo manca da troppo tempo. Anche la squadra me lo chiede e il calendario mi darà la possibilità di provarci. Ormai ho 30 anni, non è facile stare al passo con questi giovani rampanti. Ci vogliono dedizione e voglia di fare fatica e io, sinceramente, credo di averle. E poi, come diceva Ligabue, sono convinto che il meglio deve ancora venire».