Dietro alle transenne della Vuelta a San Juan abbiamo scorto un volto noto, l'ex pistard italo argentino Octavio Dazzan. Stabilitosi a Torino ormai da tempo, è tornato nel suo paese d'origine per seguire i campioni in corsa in questi giorni nella corsa di apertura della stagione e assistere il fratello Benito, campione argentino e panamericano di categoria, nella seguente Vuelta dedicata agli amatori.
«Dopo 4 anni lontano dall'Argentina sono arrivato il 18 novembre, il 20 a Buenos Aires hanno organizzato una corsa in mio onore per ricordare il primo campionato del mondo di velocità che ho vinto per l'Argentina a Zurigo nel 1983. A seguire sono stato 10 giorni in Venezuela a trovare un amico perché sull'Isla Margarita vogliono costruire un velodromo e creare una scuola di ciclismo, sono andato a visionare la zona che sarebbe adattissima per i ritiri delle squadre. La prossima settimana si terrà il giro master a San Juan. Quando sono in Argentina abito a Quilmes, la città dove fanno la famosa birra, ma ne abbiamo approfittato per assistere alla corsa più prestigiosa del paese» ci ha raccontato in attesa dell'arrivo della tappa.
In carriera ha saputo conquistare 6 medaglie mondiali tra il 1983 e l'88. In Italia fa base in Piemonte, fino a poco tempo fa aveva un negozio di biciclette a Settimo Torinese e collabora con la Ciclistica Rostese, da un paio di anni occupandosi dei giovanissimi. Rientrerà il 21 febbraio e cercherà di trovare una nuova sede per la sua officina, in cui realizzava biciclette personalizzate ed effettuava riparazioni, o un'alternativa altrettanto valida, possibilmente sempre legata al mondo delle due ruote.
«Della mia carriera ho tanti bei ricordi, ora cerco di trasmettere la mia passione, le mie intuizioni, le mie voglie ai più giovani visto che a quel tempo noi non avevamo nessuno che ci insegnasse. Avevamo dei buoni motivatori come Guido Costa che è stato un grande tecnico italiano però quando lo incontrai sulla mia strada era già avanti con l'età. Io sono arrivato in Italia quando il governo militare aveva bloccato lo sport in Argentina, papà era friulano e mamma abruzzese, quindi ero più italiano che argentino, dal vostro movimento ho ricevuto tanto supporto. Per questo non me la sono mai sentita di tornare indietro» ricorda.
Infine una riflessione sul mondo del ciclismo attuale: «Sono felice dei risultati ottenuti dai pistard azzurri, vedere Ganna volare a mondiali e olimpiadi è davvero emozionante. Conosco Pippo da quando aveva 13 anni, l'ho battuto con dei miei corridori nei campionati regionali piemontesi quando era più piccolo, ora che è sbocciato è uno spettacolo irresistibile. Voi giornalisti dovreste celebrarlo di più. Anche le federazioni dovrebbero fare di più, ricordo la Sei giorni di Milano con 18-20.000 persone a notte. Tu non eri nata, ma il presidente della FCI Dagnoni è cresciuto tra le nostre borse nella zeriba e mi auguro riesca a mantenere la promessa di far rinascere eventi di questo tipo. Mi auguro i politici investano sullo sport, i nostri giovani lo meritano. Sia in Italia che in Argentina».
foto Sprint Cycling Agency