Siamo andati in scena, il 18 novembre scorso, con la serata degli Oscar di tuttoBICI, per la XXVIIa volta. Sono numeri, sono storia, sono qualcosa che ci riempie di orgoglio, perché al Principe di Savoia di Milano è sfilato ancora una volta il ciclismo, il mondo delle due ruote, finalmente senza restrizioni, come prima della pandemia. Il meglio del ciclismo italiano era lì, con noi e noi a celebrarlo, come è giusto che sia, prima di una nuova stagione che è prossima ad incominciare. È stata una festa, così mi hanno detto, così mi hanno confermato i tanti che hanno accettato il nostro invito. Il complimento più bello? Si è respirata aria di famiglia.
Quante volte ci siamo trovati a scrivere e a dire che il mondo del ciclismo non è altro che una grande famiglia. Quella sera l’abbiamo toccato con mano: c’era voglia di stare insieme, di rivedersi e passare qualche ora di assoluta serenità. Per un poco abbiamo lasciato fuori dalla porta tutti i problemi e le frizioni di una stagione lunga e faticosa. Da qui dobbiamo ricominciare. Senza pregiudizi, senza rancori e con la consapevolezza che diverse cose non vanno e tutti assieme possiamo sistemarle, senza fare liste di proscrizione, senza dividere il mondo in buoni e cattivi, in quelli che stanno con me e contro di me. Proviamo a darci una mano. È il momento giusto. È necessario.
SIAMO AVANTI. Per la prima volta nella storia quasi trentennale di tuttoBICI, l’Oscar è per due: per lei e per lui. Per Elisa Longo Borghini e per Matteo Trentin. L’idea me la diede proprio Elisa, l’anno scorso, quando salì sul palco delle premiazioni per la quinta volta in carriera: «Pier, non trovi che sia giunto il momento di considerare l’Oscar donne e uomini allo stesso modo?». Fino a quel momento l’Oscar presentava la copertina del vincitore, del miglior professionista della stagione e tutti gli altri a seguire. Quindi Paolo Bettini, Michele Bartoli, Vincenzo Nibali e via elencando. Per la prima volta nella nostra storia abbiamo organizzato uno shooting doppio, con lei e lui: in bella mostra. I nostri cugini del Velo d’Or hanno annunciato che quest’anno - finalmente - apriranno alle donne. Lasciatemi dire che noi siamo leggermente avanti: almeno di 27 anni.
APPROFITTIAMONE. Non è un giorno come gli altri, è qualcosa di più, per noi che ci occupiamo di cose del ciclismo è ‘il’ giorno: “il Giorno della Scorta”. È andato in scena per la 30a volta grazie ad un visionario cocciuto e appassionato come Silvano Antonelli, che alla Prefettura di Ravenna (premiata con il “Premio Sicurezza 2022”) ha radunato un cast d’eccezione. Dal padrone di casa, il prefetto Castrese De Rosa, al sindaco di Ravenna Michele de Pascale, passando per il presidente regionale della FCI Alessandro Spada. È stata una giornata di assoluto peso specifico, un momento di confronto utile e fondamentale per tracciare bilanci e avanzare proposte, nello spirito del “Giorno della Scorta”.
Ed è stato proprio il Presidente del Gs Progetti Scorta Silvano Antonelli a raccontare con precisa sintesi i “30 anni spesi per la migliore sicurezza”. Con lui una delle figure apicali e fondamentali in questi anni, l’uomo che ha scritto in pratica tutte le norme: Gian Domenico Protospataro (Ministero dell’Interno) che ha tracciato una sintesi “Da ieri a oggi, la normativa a tutela delle gare ciclistiche”. E poi Nicola Pederzoli (Presidente Team Scorta) con le sue “Osservazioni e proposte per l’attività di scorta”, transitando nella cronaca di Riccardo Magrini (ex professionista, commentatore/opinionista Eurosport) sul tema “sicurezza praticata, sicurezza commentata, il ruolo dei media”. Con lui Gian Luca Castelli (della Prefettura di Ravenna) che ha illustrato il “Protocollo Ravenna”, che potrebbe diventare paradigmatico per tante prefetture. E ancora Marta Cavalli (Campionessa Élite femminile) su “La sicurezza in rosa, limiti e differenze in campo internazionale”, fino a Rino Sarpieri (Presidente Pol. Fiumicinese) per esporre “Esigenze e idee di chi organizza le gare giovanili” e ultimo, ma non ultimo, un altro uomo di peso, per quello che rappresenta in ambito istituzionale oltre che per la propria storia: Roberto Sgalla (Presidente CNDCS, la Commissione Nazionale Direttori di Corsa), il quale ha dato “Uno sguardo al futuro, le tappe della sicurezza secondo la FCI”.
A proposito di futuro, Sgalla ha anche avanzato l’idea di provare a mettere assieme gli Stati Generali del ciclismo, per mettere e permettere alla Federciclismo di essere ancora più al centro di questo boom della bicicletta, della mobilità leggera, perché non c’è solo l’agonismo, non ci sono solo le medaglie, c’è tutto un mondo che ruota attorno alle due ruote e la Federciclismo ha storia e competenze per poter essere volano di tutto. C’è bisogno di un confronto franco e sincero, per provare a mettere sul tavolo idee e proposte, come in questi anni ha saputo fare il “Giorno della scorta”. Sgalla è pronto, il prefetto Castrese De Rosa - schietto, diretto e appassionato come pochi - ha dato la propria disponibilità. Forse è il caso di approfittarne.
Editoriale da tuttoBICI di dicembre