La storia delle “bandiere del ciclismo”, Fausto Coppi e Gino Bartali, è stata contrassegnata da vicende che hanno visto i due campioni “uniti” dall'agonismo e “imprigionati” dalla rivalità. Ad evidenziarlo il nuovissimo libro realizzato dal giornalista e scrittore Claudio Gregori dal titolo “Coppi contro Bartali gli eroi di un ciclismo di altri tempi” che è stato presentato ufficialmente per la prima volta in Italia venerdì 4 settembre nel Giardino di Villa Farsetti, a Santa Maria di Sala, la città tra le più ciclistiche di cui lui l'autore è cittadino onorario.
La ferocia agonistica tra i due campioni è sempre stata al centro degli argomenti delle cronache sportive e non solo del nostro Paese che hanno visto opposti i loro sostenitori. Rivalità che, però, fu soltanto e solo puro agonismo e contraddistinta da reciproco rispetto, unione e solidarietà.
Una serata voluta dall'appassionato sindaco della città veneziana, Nicola Fragomeni e dal vulcanico e anche fiume in piena, patron Bruno Carraro che è stata condotta da Luciano Martellozzo e alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il figlio di Coppi, Faustino, i campioni Silvio Martinello, Franco Testa e Aurelio Cesari e i congiunti di corridori che contribuirono a scrivere le pagine più belle della storia dello sport del pedale come Toni Bevilacqua, Attilio Benfatto, Alfredo e Arturo Sabbadin e Vito Favero; mentre Gioia Bartali, nipote di Gino, impossibilitata a raggiungere il Veneto, si è collegata telefonicamente. Dopo il saluto di benvenuto del primo cittadino di Santa Maria di Sala, è intervenuto lo stesso Gregori che per evidenziare la rivalità tra Coppi e Bartali ha usato le definizioni utilizzate da i celeberrimi scrittori e giornalisti Gianni Brera (“I due carissimi nemici”) e Dino Buzzati (riferendosi agli eroi mitologici dell'Iliade “Achille contro Ettore”). Il libro, edito da Diakos e composto da 560 pagine, è un approfondito racconto del duello (arricchito da vicende sconosciute) che ha segnato le vite, nel bene e nel male, dei due campioni. L'opera passa in rassegna le loro storie sin da giovanissimi che per certi versi sono state parallele ma che il destino le ha messe di fronte e hanno consentito all'Italia di guardare al futuro con speranza e fiducia dopo i disastri del secondo conflitto mondiale. E' stata portata alla ribalta una serie di episodi che evidenzia la stima tra i due ma anche collaborazione e lealtà espresse non solo dal celeberrimo passaggio della borraccia al Tour. Travagliato è stato anche il loro periodo bellico; il miliare Coppi trascorse 20 mesi di prigionia in Africa dove si suppone avesse contratto in forma lieve la malaria che poi lo portò alla morte negli anni successivi; mentre il miliziano Bartali, promotore del Cattolicesimo, salvò dalla deportazione 800 ebrei ma anche 49 soldati britannici rimasti intrappolati tra le linee tedesche e che riuscì quindi ad affiancare ai partigiani. Un'analogia è stata evidenziata proprio dall'Africa, il continente da dove cominciò la scalata ai vertici di Gino Bartali con il Giro della Tripolitania (la regione settentrionale della Libia diventata colonia italia dal 1911 fino al 1934) ma che poi segnò la fine di Coppi a causa dell'aggravamento della malaria per una battuta di caccia avvenuta in occasione della partecipazione ad una gara svoltasi a Ouagadougou, attuale capitale del Burkina Faso, in Africa Occidentale.
Per tutto quello che Bartali si è reso protagonista “tre anni fa - ha spiegato la nipote del campione toscano, Gioia - fu avviata la pratica per la sua beatificazione che è arrivata alle ultime battute”. In riferimento al quiz legato a chi tra i due abbia passato per primo la borraccia Faustino ha detto: “La mia risposta è identica a quella di Bartali che a chi la rivolgeva precisava che 'dipende da chi si tifa'. Quando trasferirono mio padre in ospedale aveva perso conoscenza ma a casa stava bene. Usarono una terapia completamente sbagliata che lo portò alla morte”.
“Ho riportato quello che sentivo e messo insieme gli eventi - ha detto Gregori - e ho dato anche la mia versione altrimenti non lo scrivevo dopo che di libri su i due campioni ne sono stati realizzati tanti”.
“Il ciclismo è cambiato molto - ha spiegato dal canto suo Silvio Martinello - e al Giro 2018 abbiamo assistito a quella che molti definiscono l'impresa del secolo di Chris Froome con una fuga solitaria d'altri tempi e di 80 km che è stata paragonata a quella di Coppi del 1949. Il ciclismo moderno, pur con le nuove tecnologie, vive anche di questi grandi ricordi ed eventi che sono diventati leggenda ma che alimentano la nostra passione”.
La serata è stata conclusa con la consegna al sindaco Fragomeni del labaro del Giro d'Italia 2019 e la maglia rosa autografata dal vincitore, Richard Carapaz. La città il 30 maggio 2019 ospitò l'arrivo della 18^ tappa risultata tra le migliori organizzate in assoluto. A terminare la serie di interventi Fragomeni che ha ringraziato sottolineando: “Come queste manifestazioni riempiono il cuore ed evidenziano la grande passione per uno sport stupendo come lo è il ciclismo”.
Foto di Remo Mosna