Una delle tante storie che propone il mondo del ciclismo. L’occasione è la “Settimana Europea della Mobilità” che nei giorni scorsi è stata presentata anche a Genova a cura della Fiab. Si è parlato di iniziative, piste ciclabili e sicurezza, ma ci sono anche loro Emanuele Dotto e Orlando Pitzanti.
Due storie diverse che si incontrano grazie al ciclismo. Dotto lo conosciamo tutti la “voce” del ciclismo Rai per eccellenza. A giugno, concluso il suo ultimo Giro d’Italia, è arrivato il momento della pensione. Ma la passione in pensione non ci va mai. Da vecchio cronista scruta Pitzanti giovane scalatore sardo tesserato per la D’Amico - UM Tools. Un ragazzo sveglio che durante l’anno ha ottenuto il diploma al liceo classico di Cagliari. Bravo a scuola e in bicicletta, basti pensare che nel fine settimana trovava il tempo per approdare in continente e partecipare a importanti gare quali il Trofeo Laigueglia e il Giro dell’Appennino. Poi il diploma del Liceo, nell’attesa di iscriversi all’Università può dedicarsi maggiormente al ciclismo.
Il destino beffardo è sempre dietro l’angolo. La viglia di Ferragosto è vittima di un serio incidente nel corso di un’uscita d’allenamento, investito da un’auto sulle strade aquilane. Una vettura proveniente dalla direzione opposta non ha rispettato la precedenza. Arriva l’ambulanza: “Ho telefonato a casa – racconta Pitzandi – per dire che non era accaduto niente di grave, questo mi è stato riferito dalla mamma, io non ricordo nulla”. Nove giornate d’ospedale la paura di non poter riprendere l’attività agonistica.
Dotto lo guardo con amore, potrebbe essere suo figlio: “Nella settimana della mobilità in cui si parla di sicurezza la tua testimonianza è utilissima". Così questo giovane ragazzo sardo a Genova racconta quanto accaduto, le conseguenze, ma soprattutto la gioia di essere di nuovo in gruppo. L’Agostoni, la Bernoccchi, ora il Giro di Toscana, la Coppa Sabatini e il Trofeo Matteotti. E’ andata bene, ma, purtroppo, non sempre finisce cosi. Dotto ne ha viste tante, Pitzanti si affaccia ora alla ribalta. Di storie da raccontare ne avremo ancora.