Disputare la Novecolli con una bici a pedalata assistita è qualcosa di fattibile? Percorso severo e condizioni potenzialmente pessime non mi hanno impedito di sperimentare questa nuova esperienza.
Mi prospettano un simpatico giro di circa 90 km con un’autonomia energetica che più o meno si aggira su questa distanza. Mi consegna la bici - una mountain bike Scott con batteria da 500 watt - un campione dello sci: Ivano Camozzi, bronzo in Coppa del Mondo a Park City nell’89 e ora responsabile marketing di Scott Italia.
Il fatto è che alla fine di chilometri ne ho disputati 130 tra varie peripezie che vado in breve a raccontare.
Mi schiero al via bello fresco alle 6 come tutti gli altri. Noto che mi guardano con grande attenzione per via del mio pettorale: 000016. Ho capito. Credono che sia uno di quelli che va forte, da prima griglia. Invece sono 000016 percorso E.
Lo sdegno sale subito nello sguardo del cicloamatore. Non indosso infatti occhiali fluorescenti e specchiati, ma dei classici Persol. Tra le altre cose mi presento al via con un paio di sneacker e calzettoni di lanetta rimasti in valigia dopo il mio sopralluogo al Gavia.
Partono tutti e noi E-bikers siamo relegati in fondo. Qui ci sono già quelli che la sparano grossa e favoleggiano di motori sbloccati in grado di andare a 60 all’ora. Non dico nulla, in primis perché sono uno stato di dormiveglia. In secondo luogo non mi pare in linea con lo spirito dell’iniziativa.
Verso le 7 partiamo pure noi. Prima scoperta… si va a 40 all’ora e non posso sfruttare la pedalata assistita che a 25 km/h si arresta. Resto in scia. La mia bici ha gomme grosse e c’è da soffrire.
Secondo e decisivo colpo di scena. Dopo un tempo indefinito, visto che mi ero perso nei miei pensieri, foro la gomma posteriore.
Aspetto pazientemente un carro scopa e mi faccio portare da un meccanico che mi cambia la camera d’aria senza volere un centesimo (wow!).
Ma qui succede un fatto degno di Ugo Fantozzi. Nel breve tragitto verso il meccanico non notiamo la deviazione di percorso per le e bike.
Procedo praticamente ultimissimo e mi riperdo nei paesaggi da favola e nei miei pensieri. Ad un certo punto raggiungo uno stremato Stefano Bonati, è il signor Ciöcc, con cui ho fatto conoscenza il giorno prima. Forte della mia E-power gli do un bel passaggio sulla salita. Non lesino tacche di batteria perché sono già passati 60 km e ormai io dovrei girare. Qui scopro un dettaglio non indifferente. Mi spiega che la mia deviazione è già passata da un pezzo e ora ho ancora 70 km da pedalare tra cui il terribile Barbotto.
E’ in questo momento che devo adottare una strategia di emergenza per arrivare vivo al traguardo. Spengo il motore che devo riattivare solo in caso di emergenza. In pratica me la sto facendo sotto per 2 ragioni: Non so dove potrò arrivare con l’autonomia del mezzo (che per la cronaca pesa più di 20 kg) e perché sono partito senza acqua e cibo.
Vista l’autoimposta austerity decido di affrontare anche le salitelle più semplici solo con la forza muscolare. Fortunatamente sono allenato e lo prendo con ironia.
Mi supera uno con un carrettino attaccato e promuove una causa per l’inclusione dei disabili mentali. Vorrei chiedergli qualcosa, mi piace la sua pedalata del 6-7-9 giugno, ma sono in croce. Attivo per un tratto la modalità ECO. Strano sforzo quello con la E-bike, sicuramente sto faticando, ma non saprei dire quanto in una scala da 1 a 10, forse 3.
Spengo il sistema E, perché mi hanno spiegato che le salite finali sono dure. Nel frattempo trovo dei fantastici ristori, ricchi e con prodotti adeguati al ciclista: crostate, integratori, frutta, sali minerali insomma il paradiso per me che sono senza acqua e cibo.
La salita della Ciola mi regala altre emozioni. Sono costretto a riattivare il sistema assistito, sempre con parsimonia. Mi vergogno di me per questa mia scelta. Supero ciclisti in difficoltà che mi guardano stralunati. Non voglio sembrare irriverente, ma con la leggera spinta Eco vado più forte di loro. Per certi versi è come se non stessi rispettando la loro fatica. Mi tengo sulla sinistra per non infastidirli troppo. Vorrei spiegargli che sono solo un fesso che ha sbagliato percorso, ma meglio stare zitto e procedere.
Una volta scollinato in discesa sono un fenomeno. Freni a disco, peso extra della batteria e ruote generose mi permettono di fare cose che gli altri non si sognano nemmeno. In più mi sento sicuro.
L’occhio va al mio display. Ho ancora 4 tacche e incrocio le dita sperando che siano indicazioni veritiere. Mancano ancora 50 km e mi dirigo al terribile Barbotto dove, da bravo sciatore, so che si è piazzato pure Camozzi. È lui il vero king of mountain, mica noi ciclisti.
Affrontare i 6 km di salita solo di gambe è un’idea malsana. Attivo ancora l’ECO. Salgo facile facile… le colline sono favolose, la strada è libera. Penso che sarebbe bello tornare qui per una vacanza. Magari lo pensano pure gli altri.
A metà salita una bella sorpresa con una grigliata sotto un gazebo. Scendo. Azzanno e riparto.
Lo scollinamento non è lontano e arriva la pioggia. Mi hanno assicurato che la E Bike non teme l’acqua e quindi procedo. Dopo un’altra bella discesa arriva la sofferenza. In pianura si va ancora a 40 all’ora e non posso godere dei vantaggi del motore. Sento le gambe che bruciano ma tengo duro fino ai meno 3 km, quando penso di aver sofferto abbastanza. Mi sfilo, accendo il mio display e vedo le mie belle 3 tacche energetiche. Decido di rallentare e farmi portare dal Turbo. Viaggio a 25 all’ora. Non sento nemmeno il vento contrario.. sono su una carrozza che mi porta sereno al traguardo.
Arrivo e mi applaudono. Onestamente rimango imbarazzato. Non so se mi prendono per un furbetto o applaudono tutti di default. Alla fine sono state 7 ore intense (pause selfie, ristori, disavventure incluse). Ho avanzato almeno il 30% della batteria. 130 i km fatti. E-Bike, e Novecolli, bellissima esperienza.