Non si parla di ciclismo, nelle righe della lettera che ci ha inviato il nostro Gian Paolo Porreca. Si parla di pietas e di cultura, di valori e di media. E ci è sembrato giusto proporvele.
Ci hanno profondamente colpito la discrezione e la sobrietà dimostrate dai congiunti di Gabriele Belardinelli, l'ultras di Varese morto, e con quale efferata modalità, negli scontri indegni fra tifosi interisti e partenopei, prima dell'ultimo Inter - Napoli di calcio.
Ci resta impresso, dopo le prime spontanee dichiarazioni di dolore espresse da padre e moglie, la scelta della distanza, del tenersi lontani da un continente barbaro del quale il loro caro era stato certo attore e che pur tuttavia lo aveva tragicamente portato via. (Senza ancora una sepoltura, fra l'altro).
Rimane scolpito, curiosamente, noi abituati a ben altre sovraesposizioni mediatiche, questo silenzio forte e pudico, sospeso fra la coscienza dell'errore e il diritto alla misericordia. E la accogliamo, in un contesto sociale e sportivo che perennemente sollecita alla dimensione del confronto e dell'aut-aut - o bianco o neri e mai parimenti grigi, o con me o contro di me -, come una inattesa lezione morale. La speranza, e non vorremmo sbagliarci, che a questo attuale tempo di plateale volgarità sovvenga, equo sorriso per tutti, la stagione di un fiore.