Questa mattina, prima del via della terza tappa del Tour of Guangxi, che tre ore più tardi avrebbe vinto, abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con Fabio Jakobsen. Il 22enne olandese, rivelazione della stagione, ha debuttato tra i professionisti conquistando 6 successi: la Nokere Koerse, Scheldeprijs, una tappa al Tour des Fjords, una al Binck Bank Tour, una al Tour of Slovakia fino al successo odierno che ha portato la sua Quick Step Floors ad essere la squadra più vincente di sempre.
La curiosità più interessante (tante altre le potrete leggere sul prossimo numero di tuttoBICI, ndr) è legata al suo nome, che ha evidenti origini italiane. «Mi chiamo Fabio per Fabio Casartelli. - ci ha raccontato lo sveglio e simpatico talento che studia Viviani e Gaviria per diventare un grande delle volate mondiali. - Lo sfortunato corridore italiano è mancato nel 1995, io sono nato il 31 agosto 1996 e i miei genitori, molto appassionati di ciclismo, hanno voluto onorarlo dandomi il suo nome. L'idea è venuta a mia mamma e ne sono felice. Quest'anno sono stato al Tour ospite della tv olandese proprio il giorno che la corsa è passata dalla discesa del Portet d'Aspet e il mio compagno Philippe Gilbert è caduto, la curva appena prima di quella di Fabio, una coincidenza da brividi. C'erano i suoi genitori in Francia. È stato campione olimpico, aveva davvero una gran classe, sono onorato di chiamarmi come lui».
Mercoledì prossimo festeggerà con il team belga quest'annata da record. «La battaglia è iniziata a 9 km dal traguardo, a differenza dei giorni scorsi non ho perso le ruote dei miei compagni che mi hanno pilotato al meglio, lasciandomi sulla ruota dei tre migliori velocisti presenti a questa corsa. - ha raccontato dopo aver tagliato il traguardo di Nanning a braccia alzate. - Davide Martinelli questa mattina me l'aveva detto: "Fidati di me, seguimi, lotterò per portarti alla vittoria" e in effetti è stato impeccabile. So di essere veloce ma superare Ackermann, Walscheid e Groenewegen è stata una bellissima sensazione. Sono giovane e la squadra non mi mette alcuna pressione, ma io voglio vincere e dopo due volate imperfette non volevo fallire. Dopo quanto raccolto nei mesi scorsi ero già super contento, oggi sono fiero di aver contribuito ad aumentare il già ricco bottino della squadra. Nell'ultima frazione proveremo a centrare un'altra perla. Patrick Lefevere sarà felice, gliel'avevo promessa. Quest'annata resterà nei libri di storia del ciclismo. Cosa facevo quando nel 2000 la Mapei vinceva 71 volte? Probabilmente iniziavo la scuola e andavo sul triciclo».